Jean-Claude Izzo, il maestro del noir mediterraneo che ha reso immortale Marsiglia con i suoi personaggi indimenticabili.
Se gli autori fossero dei piatti, Jean-Claude Izzo sarebbe uno di quei piatti a base di acqua di mare, olio, sale e sentimento. Un piatto semplice, dai sapori classici, genuini ed inestimabili.
E forse è proprio questa semplicità, questo essere privo di sovrastrutture hollywoodiane, che rende Jean-Claude Izzo un autore si noto, ma troppo spesso dimenticato. Senza cattiveria però, è che proprio non lo si pubblicizza abbastanza, il fatto è che sugli espositori c’è, ma bisogna cercarlo.
Sarà colpa del marketing? E badate bene, qui si parla dell’inventore del Noir Mediterraneo, uno dei pochi rappresentanti del Noir puro, il Noir autentico, quello che sposta l’obbiettivo che contraddistingue il genere, quello che non perde tempo a contare i morti, quello dove il detective c’è ma non salta giù dai grattacieli, quello che ci offre diverse chiavi di lettura per aprire le migliaia di porte che compongono la vita.
È bene sapere che Izzo ha origini italiane, campane per la precisione, suo padre (da cui ovviamente eredita il cognome) si chiamava Gennaro Izzo, cognome comunissimo in Campania. Papà Izzo è di Castel San Giorgio ed emigra in Francia, direzione Marsiglia, lì incontra Isabelle una ragazza spagnola, e nasce l’amore, nasce Jean-Claude.
L’autore nel corso degli anni vive, respira e mangia letteratura. Tutto ciò che tocca è arte: lavora come commesso in una biblioteca, scrive per un giornale, poi un altro, fino alle prime pubblicazioni. Poesie, in lingua francese ovviamente.
Ma quell’incredibile sensibilità che contraddistingue il giovane Jean-Claude è destinata a fondersi con qualcos’altro, a volgere verso il nero. Ed è appunto con la narrativa di genere che Izzo trova la fama, e con il suo Fabio Montale, alter ego che incarna alla perfezione il personaggio non-eroe che in molti oggi provano ad imprimere nei propri lavori. Mi verrebbe da dire con scarsi risultati.
Ebbene Fabio Montale ama il mare, ama Marsiglia, la Napoli di Francia, tanto incantevole, profumata, gioiosa, quanto maledetta. Malinconica al punto giusto. Sporca di sangue, e di spazzatura, profumata al basilico e fresca come un pomodoro appena colto.
Nella trilogia di romanzi in cui compare Montale (parliamo di Casino Totale, Chourmo e Solea) si parla quasi solo esclusivamente di Marsiglia, dei suoi abitanti, degli usi e dei costumi, delle sue storie. Tanto che ogni delitto, ogni accenno di trama, sembra utile solo per fare da sfondo, da scenografia al più grande spettacolo che l’universo ha da offrire: l’umanità.
Nella trilogia di Izzo è questo che stupisce, contrariamente a ciò che accade nel Giallo Classico non vi è ombra di logica, ombra di matematica, non vi è ombra di ombre, non ci sono enigmi a sporcare la trama, né passaggi che ingannino il lettore. Tutto è chiaro, tutto è semplice, ogni cosa si palesa così com’è.
Nuda, cruda, gelida come la realtà. Nello studio che ha portato Izzo a coniare questo nuovo genere (“Noir Mediterraneo”) non c’è nulla di già visto, né il Giallo succitato, né il Thriller tanto in voga in quegli anni.
In questo l’autore francese è molto vicino al nostro Giorgio Scerbanenco, quello che a mio avviso è l’autore che incarna in maniera assoluta il senso del Noir. Del nero. Azione, suspence e trama che fanno da contorno. La sensibilità, il dolore, la riflessione, il centro di un lavoro che ha voglia di restare, che vuol gettare le vesti del prodotto di consumo.
Con Fabio Montale il Noir non solo diviene Mediterraneo, ma smette di essere un sottogenere dell’Hard Boiled, smette d’essere un genere da collana settimanale, abbandonando la logica e la psicologia, dedicando attenzione alle tematiche sociali, quelle vere e tangibili.
Un po’ come dividere finzione e realtà, con la semplicità che contraddistingue un’opera di fantasia, sfruttando le immagini, raccontando il quotidiano. Razzismo, terrorismo, Mafia sono i temi trattati da Izzo, ed è impressionante notare come certi temi siano così attuali dopo vent’anni di articoli, film, romanzi ed inchieste.
Come il nostro paese, la nostra Europa, siano rimasti inchiodati ai problemi che uno scrittore vent’anni prima ha visto e raccontato utilizzando la voce del suo alter-ego. E’ qui che Izzo, come Scerbanenco, smette di essere uno scrittore diventando qualcosa di più. Un profeta, un sociologo, un filosofo, un fine pensatore, un eccelso comunicatore.
Lo scrittore che tutti almeno una volta nella vita dovremmo incontrare. Così, giusto per ricordare che profumo ha l’umanità. Aglio, Menta e Basilico.