Jethro Tull, attenzione al gene Zelota. La recensione di Claudio Mattia Serafin di The Zealot Gene, l’ultimo album della storica band progressive rock.

Uscito in digitale e in una lussuosa edizione composta da due CD e un Blu-Ray Disc, The Zealot Gene segna il ritorno ufficiale dei Jetrho Tull come creatrice artistica di musica prog rock, dopo i lavori dei primi anni Duemila.

In realtà, il frontman Ian Anderson è stato prolifico anche negli ultimi tempi come compositore solista, se si pensa soltanto al fatto che egli ha completato l’ideale trilogia iniziata con Thick as a brick, nel 1972, terminata appunto con Thick as a brick 2 nel 2012 e, infine, con l’Homo Erraticus nel 2014.

Questo Zealot Gene si inserisce piuttosto nel filone tra musica classica e metal con cui si è misurato Anderson negli ultimi anni; nel 2017, grazie al sublime Carducci String Quartet, vi è stata la possibilità di ascoltare i classici dei Tull, registrati in chiese e cripte, nei confronti delle quali il cantante ha dichiarato di nutrire un debole spirituale e artistico.

La matrice oscura del’alterità esistenziale

E stavolta l’album, uscito alla fine del gennaio 2022, rielabora trame e spunti biblici: passioni e sentimenti, che possono avere tanto una valenza positiva, luminosa e prorompente, quanto una matrice pericolosa, oscura, che appartiene all’alterità esistenziale e dunque al doppio (rabbia, odio, invidia, amarezza).

È possibile che ci si riferisca ai populismi e al devastante quadro depressivo, che ha assunto oramai una valenza mondiale. Anderson è sempre stato un grande autore di testi e narrativa: era già all’avanguardia negli anni Settanta (ha reso mitologica la figura del senzatetto) e, fedele alla natura progressiva – ovverosia speculativa – della sua arte, è futurologo e intenso anche adesso, nella fase della sua maturità.

Da un punto di vista strutturale e musicale, l’apertura data da Mrs. Tibbets è entusiasmante, mentre il trittico dei singoli scelti (The Zealot Gene, Shoshana Sleeping e, infine, Sad City Sisters) può tranquillamente ascriversi alle parti migliori di un già eccellente e storico catalogo.

La seconda metà del disco porta invece a sensazioni diverse eppure, per altri sottili spunti, similari, ma si lascia a critici musicali e interpreti l’identificazione o meno del lavoro come concept album, qualificazione che come noto è cara alla musica d’autore.

I Jethro Tull si esibiscono proprio in questa prima settimana del febbraio 2022 in Italia, e in particolare a Varese, Padova, Legnano, Torino e Roma; buon ascolto.