John Carpenter ha ricevuto il premio alla carriera Carrosse d’or de la Quinzaine al Festival di Cannes e ha entusiasmato con un vero e proprio show: “Io sono l’anti-Spielberg”.
John Carpenter è senza ombra di dubbio uno dei grandi miti del cinema mondiale, oltre ad essere uno dei numi tutelari di Sugarpulp. Ho avuto la fortuna di intervistarlo qualche anno e devo dire che è stato un enorme piacere ritrovarlo a Cannes.
Il festival ha voluto omaggiare il maestro statunitense con il premio alla carriera Carosse d’or de la Quinzaine, premio più che mai meritato visto che stiamo parlando dell’uomo che ha portato al cinema (tra gli altri) Halloween, Essi vivono, La cosa, 1997 Fuga da New York, Il seme della follia e Grosso guaio a China Town.
LA PREMIAZIONE
Dopo un’introduzione musicale dedicate alle sue pazzesche colonne sonore (Carpenter è anche un musicista sopraffino) è seguita una lettera aperta per ringraziare i registi che hanno curato questa sezione parallela del Festival.
Poi è arrivato il momento del tripudio. Il Maestro è salito con fare sicuro sul palo e, inevitabilmente, è scattata la standing ovation. Bello vedere tanti giovani in sala, l’ennesima dimostrazione che il grande cinema è senza tempo.
LA “VENDETTA” DEL MAESTRO
Carpenter ha ringraziato alcuni maestri del genere, come George Romero e Dario Argento (vecchio amico di Carpenter e che, peraltro, era presente in sala), e poi è partito a ruota libera emozionando il pubblico in sala con la sua simpatia e la sua freschezza.
Ho scelto La cosa perché quando è uscito è esploso come una bomba, la gente, i miei spettatori lo hanno odiato e quindi ho creduto che fosse una grande vendetta da parte mia, tutti questi anni dopo, avere la mia proiezione a Cannes. La cosa uscì nel 1982 insieme a E.T. di Spielberg e si chiarì subito che eravamo le due metà della mela: lui voleva rassicurare il pubblico con l’alieno buono, io cercavo di spaventarlo col mostro cattivo. Io sono l’anti-Spielberg.
Quando ho fatto La cosa ho avuto la sensazione che ci fosse una regola a Hollywood, se fai un horror il mostro devi metterlo nel buio, è quello che tutti si aspettano. Io invece ho scelto di mostrarlo alla luce perché volevo vederlo, allora non c’erano effetti speciali e una parte del pubblico ha avuto una reazione forte perché credeva che fosse un feto o chissà cosa.
Non sono mai stato davvero consapevole che Halloween fosse un successo perché all’epoca prima i film uscivano a Los Angeles e poi piano piano cominciavano a diffondersi nel Paese. Quando era uscito a Los Angeles aveva avuto brutte recensioni, dicevano che il film non valeva niente e poi a New York ha ottenuto una buona critica e da lì c’è stata una sorta di rinascita, ma io non ne ero consapevole. Soltanto quando il direttore dello studio mi ha invitato a pranzo ho capito che il film stava incassando abbastanza.
Fin da bambino mi piaceva creare mostri e sono cresciuto guardando quel tipo di film. Oggi i supereroi hanno sostituito i mostri, ma non sono film che vado a vedere al cinema. Anche perché al cinema non vado quasi più, i film li vedo perché l’Academy ce li manda a casa e li vedo in dvd ma l’esperienza della sala in America non è piacevole, c’è sempre qualcuno che parla al cellulare e io rischio di fare del male a qualcuno.
Trump mi fa molta più paura di qualsiasi film dell’orrore, perché lui sta nella vita reale e le conseguenze dei suoi atti toccano noi. Ma non potrei fare un film su di lui, è troppo concreto, troppo pericoloso.
E poi, ditemi voi se non è un gigante un uomo che ha il coraggio di chiudere con questa frase:
Ma non è la discussione più noiosa che avete sentito? Voi lassù, sulla balconata, siete stati puniti?.