Killer Joe di Friedkin è una ventata d’aria fresca
Vi ho tratti in inganno, questa non è una recensione.
Questo è lo sbrodolamento di un appassionato di film di genere che si sente orfano dopo il rincoglionimento capitato a Tarantino. Non aspettatevi pareri obiettivi, analisi semantiche, esegesi di linguaggi cinematografici.
Killer Joe è una figata pazzesca. Punto.
Mi è difficile dirlo in un modo più professionale o pacato. Sono rimasto completamente abbagliato dal piccolo capolavoro (passato purtroppo sotto silenzio) del grande William Friedkin, che tutti conoscerete sicuramente per titoli quali L’Esorcista e Il Braccio Violento della Legge. Un film che non si limita a inserirsi nel filone del noir contemporaneo, ma che letteralmente lo stravolge.
La storia si svolge in un Texas torbido e cinico, dipinto in maniera magistrale e riflesso nella contraddizioni della famiglia di Chris (Emilie Hirsch), giovane spacciatore alle prese con un brutto debito. Il ragazzo decide di far uccidere la madre che vive separata dal padre bifolco per incassare l’assicurazione sulla vita, e per far questo assolda Joe Cooper (Matthew MacConaughey al suo meglio), che pretende però un pagamento anticipato. Non potendo il ragazzo assecondare questa sua richiesta, acconsente a concedere al killer la sorella Dottie (Juno Temple), come “caparra” per i suoi servigi.
Da lì è una discesa negli inferi, un vero e proprio vortice di perversione ed eccessi di quelli che piacciono a noi, ma con un ritmo e una credibilità che da anni non vedevo impressi così a fuoco sulla pellicola.
La solidità della trama e la concretezza della vicenda non sacrificano mai l’iperbole nella quale Friedkin ci vuole gettare, facendosi portavoce di un’imprevedibile catena di scelte da parte dei protagonisti che ci lascia attoniti. I temi classici del genere, quali l’omicidio, il tradimento, la sessualità, vengono trattati con uno sguardo originale, che si diverte a ciondolare tra il drammatico e il grottesco, in un’alternanza di emozioni forti che ci spiazza.
Qualche parola sui due straordinari protagonisti.
Indubbiamente la miglior interpretazione della carriera per MacConaughey, che riesce a conciliare lo sguardo del bello e dannato, del misterioso poliziotto corrotto, alla bieca follia del maniaco omicida sessualmente perverso. Se all’inizio ero scettico sulla scelta del buon Matthew in questo ruolo, a fine proiezione mi sono dovuto totalmente ricredere.
Ma la vera sorpresa è senza dubbio la giovane e affascinante Juno Temple. Che cosa posso dirvi di questa attrice classe 1989, che nel film interpreta la dodicenne Dottie, consegnata a Killer Joe come “caparra” per il suo compenso? La sua interpretazione lascia sbigottiti per la maturità con la quale veste i panni di questo difficile personaggio, dal quale traspare a momenti alterni l’innocenza, in contrasto alla follia dei redneck texani, e la malizia di una ragazza che si rivelerà ben più forte di come inizialmente il regista l’aveva dipinta.
Per impatto visivo e discostamento dai canoni, Killer Joe mi ha ricordato le sensazioni che mi lasciò Old Boy, anche se da un punto di vista di grammatica cinematografica le due opere restano molto distanti.
Una pellicola da vedere assolutamente, divertente e dissacrante, drammatica e dal ritmo sostenuto. Un cast eccellente e una storia imprevedibile, Killer Joe non è solo un piccolo gioiello del cinema, ma è forse un primo importante tassello in quello che è il necessario discostamento dai canoni tarantiniani del cinema noir e pulp.
Una novità assoluta, insomma. E perciò, in tempi come questi, si tratta di oro colato.