L’ipotesi del male, una storia di spettri che tornano dal passato, un passato che li ha cambiati, facendoli piombare nel buio.
Titolo: L’ipotesi del male
Autore: Donato Carrisi
Editore: Longanesi
PP: 432
Prezzo: 18.60 euro
Primo Levi diceva che, tra il bianco e il nero, ciò che importa davvero è l’infinito numero di sfumature di grigio, che scurisce o rischiara mano a mano che ci si avvicina a uno degli estremi.
La narrativa di Donato Carrisi è un esempio lampante dell’importanza di quelle sfumature. Già nelle precedenti occasioni, in special modo ne “Il suggeritore”, questo aspetto delle torbide vicende umane era emerso con forza, in tutte le sue ambigue manifestazioni. Nel libro che potrebbe essere considerato, usando le parole dell’autore stesso, l’opera gemella de “Il suggeritore”, questa caratteristica erompe con forza ancora maggiore.
Utilizzando il linguaggio tutto anglosassone del thriller, genere ancora di difficile collocazione nel panorama editoriale italiano, Carrisi ci fa ripiombare nelle ambientazioni appena accennate, nelle vicende a doppia e tripla lettura, nelle sovrapposizioni di trame e sottotrame cui ci ha già abituati nei suoi precedenti lavori.
La tormentata protagonista Mila Vasquez ritorna per indagare su un misterioso ritorno dal passato, e pone di fronte al lettore un quesito di difficile risposta: chi sono gli Scomparsi? Chi sono questi senza volto, senza nome, senza passato né futuro? Perché dal Limbo riemergono le loro voci, e si portano dietro molte più domande di quante siano le risposte che possono dare?
Carrisi si addentra nell’interstizio che separa le vittime e i carnefici. Se, avvicinandoci al libro, d’istinto siamo propensi a far corrispondere la figura di una persona scomparsa a quella della vittima, la vicenda narrata ne “L’ipotesi del male” lascia sgretolare questa convinzione. Perché capita che la vittima e il carnefice divengano così indistinguibili, a volte, da impedirci di discernere con precisione tra le loro azioni, e persino tra le loro figure. Capita che lo Scomparso, nell’intervallo di tempo tra la sua sparizione e il suo ritorno, divenga qualcosa di diverso da ciò che era, e capita che questo qualcosa di diverso sia al tempo stesso qualcosa di malvagio.
Ci troviamo in quel limbo, nel mezzo di quelle sfumature tra il nero e il bianco, che mettono alla prova la nostra capacità di giudizio, fino a scoprire che persino noi stessi, chi più chi meno, potremmo essere carnefici.
“L’ipotesi del male” è un thriller di grande impatto, dal linguaggio asciutto che non si fa influenzare da quello cinematografico, che troppo spesso rende i romanzi troppo simili al cinema e troppo poco simili ai romanzi stessi. Un linguaggio e una storia che sono davvero Sugarpulp, pregni di un ritmo incalzante che spinge il lettore al finale a sorpresa.
Un’opera riuscita, difficile aggiungere altro, se non l’invito a leggere un autore italiano che potrebbe insegnare agli amici d’oltreoceano l’originalità di un genere troppo spesso banalizzato e dato per scontato.