Ore 3.00
Scavalcare il corto muretto del cimitero non era stato difficile. Né era stato trovare la cappella di famiglia dei Galli. Il problema era stato aprire il loculo di Vincenza Italia Galli. C’erano volute ore di picconamento per far crollare la copertura del loculo. Alla fine i loro sforzi erano stati ricompensati e le loro torce avevano illuminato quello che Marco Galli aveva lasciato per loro: quattro ventiquattrore piene di schei. Dieci miliardi in banconote di grosso taglio. Il tesoro segreto dei Galli.
“Eccole.” Dice solamente la Bionda.
“Ce l’hai la chiave, spero.” Chiede ansante Tazio.
La Bionda la tira fuori dalla tasca e la mostra al Paron. Anche Tazio tira fuori qualcosa dalla tasca. Una pistola di piccolo calibro che punta dritta alla Bionda.
“Benone. Scusa sai ma dieci miliardi sono meglio di cinque.”
La Bionda resta in silenzio, interdetta. Guarda la chiave, la pistola, le valigette. Non ha tempo per pensare troppo, così agisce in fretta e si mangia la chiave. E’ il turno di Tazio di rimanere interdetto.
“Adesso sparami, sventrami e riprenditela, mona.”
“Bionda, sei proprio una gran figlia di…”
“Pian coe paroe, devi portarle rispetto. Metti giù l’arma.” Dice una terza voce.
La Guardia si palesa puntando la sua, di pistola.
“Venite fuori che qui è buio. Facciamo due chiacchiere. Portate le valigette.”