Con La crociata dei bambini Tullio Avoledo torna nel mondo post-apocalittico di Metro 2033 per chiedersi: può la fede salvarsi dopo un olocausto nucleare?

La crociata dei bambini_recensione_sugarpulpTitolo: La crociata dei bambini
Autore: Tullio Avoledo
Editore: Multiplayer.it
Pagine: 352
Prezzo: 14,90 euro

Con Le radici del cielo Tullio Avoledo aveva accolto entusiasta l’invito dello scrittore russo Dmitry Glukhovski rivolto a chiunque volesse cimentarsi in storie ambientate nel futuro post-apocalittico da lui inventato, in cui la Terra è all’indomani di un bombardamento nucleare che ha condannato il pianeta ad un eterno inverno inospitale e costretto l’uomo a vivere sottoterra, al riparo dalle radiazioni e dagli strani esseri mutanti nati in seguito alla catastrofe.

Questo nuovo romanzo dimostra che l’interesse dello scrittore friulano per il progetto Metro 2033 è tutt’altro che sopito e gli consente di aggiungere un tassello alle riflessioni sui temi su cui da sempre si interroga nei suoi libri.

Avevamo lasciato padre John Daniels in viaggio verso Roma con una grande decisione da prendere. Lo ritroviamo ora mezzo morto e accecato nella Città, uno dei pochi palazzi rimasti in piedi nella periferia di quella che un tempo era Milano, dove hanno trovato rifugio una maestra e i pochi bambini sopravvissuti alle bombe, tra cui spiccano l’Amministratore (l’attuale capo di questa comunità) e Vagante, l’eroico ragazzo che per salvare tutti loro ha dovuto perdere l’innocenza; ma nel mondo crudele che ci offre Avoledo nessuno la può conservare a lungo, se vuole sopravvivere.

L’arrivo di John sconvolge il precario equilibrio su cui si era retta la Città, dato che il prete impone ai sopravvissuti un atto di fede: lasciare la sicurezza della loro fortezza per tentare un’impresa pericolosa in territori sconosciuti.

Per portare a termine la sua missione (che qui non sveliamo per non guastare il gusto della lettura) John ha infatti bisogno dell’aiuto della giovane popolazione della Città: una vera e propria Crociata dei bambini.

Durante il viaggio in questa terra desolata incontreranno di tutto: dalle Creature della notte ai Figli dell’ira, passando dai Chinos, tribù nata dalla fusione tra la comunità cinese e quella latinoamericana di Milano, e addirittura da dei reduci pseudoleghisti decisi anche in questo contesto devastato a difendere la purezza della città meneghina.

Questo nuovo mondo ostile, abitato da esseri mostruosi e terrificanti e da forze oscure che mettono a dura prova la comprensione umana, preda della violenza e senza un briciolo di speranza, dove il male sembra avere già vinto, pare più adatto al Dio vendicativo dell’Antico Testamento che a quello colmo d’amore del Nuovo; mantenere la fede in un contesto simile è un’impresa ardua: John, che aveva dubbi ancora prima della Tribolazione (così lui chiama il disastro nucleare) ora è lacerato nel profondo, affranto, tormentato dalla sofferenza che ha incontrato nel suo pellegrinaggio e dai misteri che ha conosciuto nel suo viaggio e che suggeriscono la presenza di entità difficilmente conciliabili con la dottrina cattolica.

È il momento di credere ai miracoli dice Alessia, un’altra di quegli esseri incomprensibili per gli umani, che accompagna il protagonista nel suo viaggio già nel primo romanzo. Avoledo è sempre stato interessato alla fantascienza, alla distorsione temporale e ai misteri al limite dell’esoterico; anche se questo romanzo, al pari de Le radici del cielo (e come molta letteratura di genere) è più incentrato sull’azione rispetto agli altri suoi libri (che, al di là delle storie, catturano il lettore con una prosa inconfondibile), è evidente quanto i temi cari allo scrittore friulano trovino una casa ideale in un contesto come quello di Metro 2033.

La scelta di avere come protagonista un prete esalta ancora di più la riflessione sulla fede e sulla imperscrutabilità della natura e del destino. Ci si muove lungo quella linea sottile tra fatalismo (Daniels è l’esecutore di una volontà superiore) e inquietudine umana: il prete è angosciato perchè quella volontà superiore che lo guida si compie attraverso dinamiche misteriose e dolorose, cariche di violenze apparentemente senza senso; soprattutto, essa dipende comunque dalle scelte che uomini come lui sono chiamati a fare.

John, novello Mosè alla guida del suo popolo verso la salvezza, come il patriarca biblico è pieno di dubbi e vede la sua fede vacillare. Nonostante tutto, però, Daniels continuare a credere in Dio; illuminante in tal senso è l’affascinante dialogo che intrattiene col rabbino della comunità che si unirà alla crociata, da cui emerge il concetto cabalistico, complicato ma altamente suggestivo, dello Tsimtsum, che in qualche modo cerca di spiegare la compatibilità tra l’esistenza del male e quella di Dio. Ci sono cose più cose in cielo e in terra… di quante filosofia, scienza e fede possano immaginare, e altrettante, o forse di più, abitano il cuore umano.

John Daniels non può tutto e la sua missione, come lui sa, è incerta. Però le capacità che ha acquisito, come dei superpoteri, e la sua alleanza con entità superiori non sembrano lasciare molti spiragli agli avversari, e questo limita la suspense per il lettore, dato che offre quasi sempre al protagonista un modo per cavarsela nelle situazioni di pericolo.

Con questi presupposti, se non fosse per la natura della missione (sicuramente coinvolgente) e per la capacità inventiva di Avoledo la presa della trama sul lettore sarebbe certamente minore. Il romanzo comunque scorre affilato, concentrandosi su pochi giorni d’azione e di battaglia che si susseguono senza tregua.

Non è necessario aver letto il primo libro (anche se ovviamente aiuta) ma sarà obbligatorio leggere il prossimo (e ultimo?) capitolo di questa saga per sapere come andrà a finire quest’avventura epica.

La Tribolazione ha mischiato le carte, confuso i confini, distrutto certezze e scrupoli: è così che padre John Daniels si ritrova a guidare una coalizione eterogenea, più un’accozzaglia dovuta alla necessità che un’armata frutto di alleanze convinte, la cui unione non sembra poter durare a lungo.

Ma ogni aiuto è prezioso quando c’è in gioco la libertà e la preservazione di quel poco di umanità che nemmeno l’olocausto atomico è riuscito a distruggere.