La fortezza del Castigo, la recensione del romanzo di Brunoldi e Santoro pubblicato da Newton Compton. Un romanzo avvincente ed enigmatico, le cui atmosfere richiamano Il nome della Rosa.
Titolo: La Fortezza del Castigo
Autore: P. Brunoldi e A. Santoro
Editore: Newton Compton Editori
PP: 384
Il frate francescano Bonaventura da Iseo, esperto nelle arti alchemiche (ma anche di quella della spada), apprende da un confratello in fin di vita che il loro mentore Francesco da Assisi è scomparso.
Determinato a trovare e liberare Francesco, Bonaventura decide di mettersi in viaggio accompagnato da tre Cavalieri del Tau a cui si aggiungeranno, strada facendo, due fraticelli e una ragazzina tacciata di stregoneria, ma che sembra essere in qualche modo legata ad una profezia e a una potentissima reliquia.
La compagnia così formata percorrerà un tragitto fitto di insidie, inseguita da un misterioso Cavaliere Nero con i suoi armati nonché dall’Inquisizione papale che non vede di buon occhio le conoscenze alchemiche di Bonaventura né il fatto che rechi con sé una presunta strega.
In un susseguirsi di trappole, agguati, scontri sanguinosi e tradimenti, Bonaventura giungerà finalmente alla rocca di Monsègur, fortezza inespugnabile degli eretici catari, dove farà un’incredibile scoperta.
Esordio letterario di Brunoldi e Santoro, La fortezza del castigo è un viaggio avventuroso nell’Italia del 1200, in un Medioevo freddo, brutto e cattivo in cui si intrecciano superstizione. fanatico oscurantismo religioso, sette segrete e oscure trame politiche.
La narrazione scorre veloce ed avvincente, dipanando poco a poco il mistero della scomparsa di Francesco d’Assisi e del segreto che custodisce. Non mancano momenti di azione pura ed efficaci colpi di scena.
La vicenda avventurosa raccontata in La fortezza del castigo è un giallo storico che non annoia mai il lettore, nemmeno nelle “pause” in cui si vanno ad approfondire le storie personali dei principali protagonisti.
Il finale è appagante per quanto riguarda la storia narrata, ma non risolve alcuni nodi… perché le avventure di Bonaventura da Iseo non sono finite, siatene certi!