La Legge Della Notte di Dennis Lehane è una una storia di gangster degli anni ruggenti come non se ne leggevano da tempo

La Legge Della Notte, la recensioneTitolo: La Legge Della Notte
Autore: Dennis Lehane
Editore: Piemme
Pagine: 461
Prezzo: 18,50 euro

Lo so che non si dovrebbe fare, ma lo faccio lo stesso. Vi ricorderò alcune opere di Dennis Lehane. Mystic River, sì quello da cui il Superbo ed Ineguagliabile Clint Eastwood ha tratto l’omonimo film. Gone Baby Gone. La Casa Buia. Vi dice qualcosa? Ben Affleck c’ha fatto un film. Shutter Island, vi vengono in mente Martin Scorsese e Leonardo DiCaprio? Bingo!

Questi sono solo alcuni dei titoli di Lehane che Hollywood ha trasposto sul grande schermo, perché questo maestro del thriller americano ha scritto molto altro. Ci sono almeno altri cinque romanzi della serie di Kenzie e Gennaro che non sono divenuti film, an so on.

Mr. Lehane oltre ad insegnare Scrittura Creativa Avanzata ad Harvard – e un bel me cojoni! ci sta tutto – ha vinto una botta di premi prestigiosi, cominciando con il Barry per il miglior romanzo nel 1999 con Gone, Baby Gone, fino ad aggiudicarsi l’Edgar Award nel 2013 per Live By Night che, nella traduzione di Stefano Bortolussi per Piemme è La Legge Della Notte.

Gli anni sono quelli del proibizionismo negli USA, Boston prima, la Florida poi, per una crime story che prevede “Lui” Joe Choughlin, giovane figlio di un ufficiale di polizia molto noto in città – che ha una cassaforte, con doppio fondo, piena di soldi – Joe non vuole vivere di giorno vuole vivere di notte. Perchè la Notte ha delle leggi proprie, leggi che prevedono anche lussi impensabili per la situazione della gente comune, alle prese con la devastante crisi economica di quel periodo.

E dove c’è un “Lui” ovviamente c’è una “Lei”, Emma Gould che vuole essere libera e passare il tempo a contare soldi sulle lenzuola di raso, e l’altro: un boss Albert White. Uno che è molto meglio non fare incazzare.

La miscela è esplosiva e la deflagrerà in una storia colma di colpi di scena, attraverso l’America degli anni ruggenti, passando per la corruzione dei funzionari, il carcere, le mafie che controllano interi stati, i rivoltosi cubani e molto, molto altro. Lo stile narrativo è pulito, secco e scorrevole.

Ah, vi risparmio la pippa sul fatto che il romanzo si apre con una prolessi – in media res – da cui parte un’analessi che che prende i due terzi della narrazione, e il narratore onnisciente e il punto di vista e… Dannis Lehane sa scrivere, bene. Molto bene. (Ve l’ho davvero risparmiata?)

Si ode, forse, la eco di una certa narrativa americana in alcune pennellate che l’autore mette sulla paginaper delineare alcune scene: Lei strinse i denti e non volle rispondere, come se rifiutandosi di salutarlo riuscisse a conservare un po’ di potere. Era il genere di orgoglio testardo e sprezzante che si poteva riscontrare nei muli più vecchi e nei bambini viziati (pg.444). Sono l’unico a cui ricorda Hemingway?

La storia è coinvolgente ed emozionante, tra assassini, sparatorie, trame e tradimenti, nella Notte, che ha le sue regole, che ha il suo linguaggio, dove il prezzo si confonde con il valore e il Potere è contemporaneamente polizza sulla vita ed esca per squali affamati.

Leggete Dennis Lehane, fatevi questo favore.