La morte di Bunny Munro racconta una storia macabramente ironica sullo sfondo di un’Inghilterra livida e disperata

La morte di Bunny Munro

Titolo: La morte di Bunny Munro
Autore: Nick Cave
PP: 260
Editore: Feltrinelli – Collana I Canguri (trad. S. Rota Sperti)
Prezzo: 16,50 euro

Viviamo in un’epoca in cui la pubblicazione di un romanzo scritto da un personaggio di spettacolo è frequente, e molto spesso dettata più dalla notorietà pregressa dell’autore che dai suoi meriti letterari.

Ecco perché qualcuno, vedendo la firma del tenebroso Nick Cave in copertina di questo La morte di Bunny Munro, potrebbe storcere il naso e bollare il romanzo come una bieca operazione commerciale.

Sarebbe un errore, perché Nick Cave (che esordì nel 2003 con il romanzo And the ass saw the angel, mai pubblicato in Italia) scrive con la classe dello scrittore professionista, regalandoci una storia oscura e decadente quanto le ballate a cui ci ha abituato coi suoi Bad Seeds.

Protagonista è  Bunny Munro, venditore porta a porta di cosmetici rimasto vedovo dopo la morte della moglie, di cui è indiretto responsabile. Nel tentativo di superare il lutto Bunny si mette in viaggio in compagnia del figlio Bunny Jr, speranzoso di lasciarsi per sempre alle spalle il passato, ma incapace di progettare un futuro che tenga conto delle esigenze del bambino che porta con sé.

E qui, più ancora che nella desolazione morale e paesaggistica, sta la parte più drammatica della storia, perché sembra chiaro fin da subito che Bunny Junior sia proverbialmente destinato a scontare le colpe del padre.

Il rapporto con il figlio è l’unica cosa che permetta a Bunny di mantenere un seppur labile contatto con la realtà. E non sarà così a lungo.

In una manciata di giorni la nevrosi di Bunny esplode, centrifugando sensi di colpa e inadeguatezza, scoppi d’ira, bevute estreme, e soprattutto sesso compulsivo. Già, perché il nostro Bunny passa buona parte del proprio tempo visualizzando fiche, e agognando di infilarcisi dentro.

Immagina accoppiamenti selvaggi con dive da copertina come Avril Lavigne, Kate Moss e Kylie Minogue, ma si accontenta di provarci senza ritegno con qualsiasi donna gli passi davanti, con una licenziosità che ricorda da vicino quella dell’Hank Moody di Californication.

Tanto il padre è moralmente deprecabile, tanto il figlio geniale. Mentre Bunny Senior tenta di sedurre le proprie clienti tra la vendita di una crema e l’altra (con risultati a tratti comici, a tratti squallidi e morbosi) Bunny Junior siede in macchina, in compagnia di una enciclopedia e dello straziante ricordo della madre.

Sullo sfondo di un’Inghilterra livida e disperata, la Punto gialla di Bunny macina chilometri, con tappe scandite da appuntamenti con casalinghe ninfomani, vecchine solitarie, single esperte di arti marziali, e tossiche che assomigliano ad Avril Lavigne, con tutte le conseguenze erotiche che questa somiglianza comporta per il protagonista.

La strada che dalla morte della moglie porta a quella di Bunny è sempre più breve, lastricata di visioni allucinate e ferali presagi, incarnati in un serial killer con corna da diavolo che lascia dietro di sé una lunga scia di sangue.

La morte di Bunny Munro è un romanzo che merita una lettura (e non solo da parte dei fan del Cave-cantante), in cui sesso e morte si fondono in un oscuro groviglio.

Rischiarato, ma mai risolto, da un’ironia che non mancherà di strapparvi qualche sorriso, ma dal retrogusto amaro.