Horror, apocalisse e critica sociale.
In un’estate avara di bei film, La notte del giudizio: Election Year ha il sapore di una birra ghiacciata per un assetato, una pellicola che ribadisce – ammesso che ce ne fosse bisogno – quanto centrale possa essere l’horror nella narrazione moderna e quali magnifiche sorprese possa riservare se abilmente miscelato con il thriller e l’action pulp.
Di fatto, il nuovo film di James De Monaco – che è fra i più intelligenti sceneggiatori della nuova cinematografia americana indipendente – espande, con questo nuovo capitolo, il mondo apocalittico creato con la dirompente invenzione dello Sfogo, l’idea che in una notte all’anno gli americani possano riversare tutta la propria rabbia e frustrazione, utilizzando tutti i mezzi possibili, illeciti compresi, in una sorta di agghiacciante rito terapeutico, addirittura catartico. Sono quindi ammessi l’omicidio, lo stupro, la violenza e i reati di qualsiasi tipo, se volti a sfogare e placare la propria aggressività.
Lo spunto, nella sua semplicità, è terrificante e coraggioso a un tempo perché diventa il cardine narrativo sul quale fondare una drammatica critica sociale al sistema America. Una critica talmente affilata, e rivoluzionaria, da fare di questa saga uno degli strumenti di denuncia – artisticamente parlando – più forti e intransigenti di sempre. E questo in faccia a tutte le menate di un certo cinema intellettuale che troppo spesso ha avocato a sé meriti inesistenti, spacciando per impegno la noia e l’assenza di idee. Così, anche in questo terzo capitolo, troviamo una storia dal ritmo serrato, personaggi ben costruiti, almeno tre sottotrame perfettamente congegnate e intrecciate, sequenze action al cardiopalma e una tensione crescente che mescola alla perfezione suggestioni cupe alla John Carpenter (1997 Fuga da New York) con estetica e impegno sociale figli di Walter Hill, penso in particolare a I guerrieri della notte, tratto dal romanzo – capolavoro di Sol Yurick.
I primi due capitoli della serie.
Sia come sia, quello che stupisce di questa saga è vedere come un’intuizione iniziale, si sia andata ampliando, disegnando un mondo futuro dominato dalla violenza e dal cinismo, dalle divisioni di classe e dalla sopraffazione come unico linguaggio possibile. Nel primo film i cittadini perbene si chiudono in case blindate e protette nella speranza che nulla di male succeda durante la notte dello sfogo – questa la linea narrativa del primo The Purge con Ethan Hawke e Lena Headey – salvo poi ritrovarsi la violenza che penetra in casa.
Nel secondo e ancora più bello, Anarchy, seguiamo un pugno di disgraziati rimasti chiusi fuori proprio durante la notte del giudizio, impossibilitati a trovare riparo e inseguiti da gang di psicopatici, spesso composte da teenager, quasi a rimarcare l’abisso di rabbia, arroganza e insofferenza scavato da anni di sopraffazione e disinteresse da parte delle generazioni più anziane nei confronti di quelle più giovani.
La Notte del Giudizio: Election Year, il film
In quest’ultimo La Notte del Giudizio: Election Year la riflessione si allarga alla sfera politica, all’ipotesi di un’abolizione della notte del giudizio. Una possibilità conquistata con i denti, dal momento che buona parte del film si fonda sul disperato tentativo da parte di una guardia del corpo (uno strepitoso Frank Grillo) di proteggere la senatrice (magnifica nel ruolo Elizabeth Mitchell) intenzionata ad approvare l’abrogazione: e non mancheranno sparatorie, inseguimenti mozzafiato, guerra fra gang, droni russi, ladykiller e una miriade di altre situazioni sorprendenti e inaspettate.
La notte del giudizio: Election Year è il film che conferma la bravura di James DeMonaco come scrittore, citiamo almeno la sceneggiatura dell’ottimo remake di Ditretto 13 di Carpenter, affidato alla regia di Jean-François Richet, e la scrittura degli affascinanti Skinwalkers e Staten Island, passando per una serie Tv culto come Kill Point. E ora rilancia come regista questo suo franchise, fra i più interessanti del nuovo horror-noir-pulp, magari sulla scia di Saw e The Conjuring, andando a riprendere quella nicchia di spettatori (che solo in America fanno fare 80 milioni di dollari d’incassi a fronte di 10 di budget, a proposito di sostenibilità…) e che in Italia polverizza certi remake di pura tristezza come Ghostbusters pur avendo a disposizione la metà delle sale
DeMonaco gioca la carta dell’intrattenimento intelligente e dell’arte visiva che strizza l’occhio a un’estetica, figlia dei padri nobili sopra citati. Così facendo, il suo La Notte del Giudizio: Election Year entra a buon diritto in un pugno di nuovi titoli di culto che annovera fra cinema e televisione – e con i dovuti distinguo – un limitato numero di chicche con diverse gradazioni horror-crime-pulp come Banshee, John Wick, Cold Prey, The Devil’s Rejects. Provare per credere.