La saga dei Borgia. Un solo uomo al potere. La recensione di Claudio Mattia Serafin del romanzo di Alex Connor pubblicato da Newton Compton Editori.
Arriva il nuovo, atteso capitolo della saga dei Borgia, da parte dell’affermata autrice Alex Connor, in Italia con Newton Compton editori (2022); là dove avevamo lasciato i Borgia, proseguono le inquietanti avventure di una delle più temute e potenti famiglie del Rinascimento, oggi oggetto di nuova attenzione del grande pubblico e di rigorose rivalutazioni storiche. Il titolo è La saga dei Borgia – Un uomo solo al potere.
Questo capitolo centrale si pone come particolarmente valido da un punto di vista letterario, ma soprattutto privo di fronzoli, proprio perché immerge direttamente i lettori nell’azione. In questo senso, a me ha ricordato la grande lezione di Peter Jackson o della Rowling, con i secondi capitoli delle rispettive saghe (Lo Hobbit – La desolazione di Smaug e Animali fantastici – I crimini di Grindelwald, sì fantasy, ma dalla forte impronta storica e antropologica).
All’unisono, il regista neozelandese e la scrittrice britannica sostengono che gli episodi mediani siano dei veri e propri thriller, diretti, privi di preambolo, pulp nel senso letterale del termine (ovverosia densi, enciclopedici; in musica si direbbe fusion).
La trama: un solo Borgia al potere
Si aderisca alla teoria enunciata e la si applichi a questo bel romanzo. La famiglia Borgia si gode i frutti del proprio successo: è al centro dell’attenzione e desta stupore e invidie. Il Papa Alessandro VI / Rodrigo Borgia è più in forma che mai: si esprime al plurale, è inarrestabile nelle sue macchinazioni. È figura carismatica attorno alla quale anche figli e alleati impallidiscono: davvero può ricordare l’individuo cosmico-storico cui alludono numerosi filosofi.
Gli antagonisti (del romanzo di Connor), ma anche avversari nella cronistoria, iniziano a delinearsi con chiarezza, specie nei loro (numerosi) chiaroscuri: lo sgradevole cardinale Giuliano Della Rovere, l’incombente sovrano Carlo (più figura istituzionale e fantasmatica che uomo vero e proprio), il predicatore Girolamo Savonarola, del quale incuriosisce l’onestà fanatica.
Cesare Borgia, cardinale, inizia a intravedere un suo futuro politico e bellico, mentre Connor affronta anche la questione dell’annullamento del matrimonio di Lucrezia (simpatiche le osservazioni alla pag. 151).
A Roma il clima sociale è insostenibile, e Juan viene nominato leader dell’esercito pontificio. È l’inizio della tragedia, che il lettore ha magari orecchiato, ma che qui si può gustare a pieno: non si rivela altro, ma si invita a scoprirlo.
Toccante, lo si sottolinea, è il bruciante epilogo.
In conclusione
Alex Connor è maestra d’arte, di strategia militare (pag. 79), di ironia e folklore. È inoltre un’ottima dialoghista, come si potrà desumere dalle serrate, inarrestabili conversazioni, su politica e pubbliche relazioni, innervate in tutto il testo. Non sono solito fare osservazioni personali, ma i grandi narratori storici mi sono particolarmente d’aiuto anche come insegnante: rispetto alle tradizionali fonti saggistiche e documentali, i romanzieri come la Connor forniscono l’opportunità di inquadrare una particolare saga dinastica, e di non dimenticarla più.
A tal proposito, sono intervenuti anche di recente, la Alyssa Palombo con Le confessioni dei Borgia (una declinazione romance, Piemme, 2019) e il saggista universitario Giulio Busi con Giulio II (Mondadori, 2021), dedicato al futuro pontefice.
Il potere della letteratura, rispetto alla scienza, ancora una volta, si rivela preponderante; buona lettura.