La sindacalista, la recensione di Giacomo Brunoro del film con Isabelle Huppert proiettato alla 79a Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti

La sindacalista (titolo originale: La Syndicaliste) di Jean-Paul Salomé racconta una storia vera, la storia di Maureen Kearney, donna al centro di un’importante questione giudiziario-politica in Francia tra il 2012 e il 2018.

Presentato alla 79a Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti, il film di Salomé è tutto incentrato sulla magistrale interpretazione di Isabelle Huppert che ancora una volta si è ritagliata un ruolo su misura.

Nucleare, politica e potere

La sindacalista del titolo è Maureen Kearney, donna forte che si muove in un mondo molto maschile in cui politica, interessi, tradimento e spregiudicatezza sono un tutt’uno. Ma qui non si tratta soltanto di un malsano disequilibrio tra maschi e femmine, a corrompere la maggior parte dei personaggi in scena è il potere. Potere che corrompe tutti e che fa passare in secondo piano la fedeltà, l’onestà, la giustizia, il rispetto per le altre persone.

Resta comunque importante la denuncia a un maschilismo diffusissimo e radicato che mette in estrema difficoltà le donne che si muovono all’interno di dinamiche tossiche a cui è difficilissimo sopravvivere.

Kearney ce l’ha fatta non solo perché è una donna forte e estremamente determinata, ma perché ha attorno a lei una famiglia e degli amici che la sostengono, che credono in lei. Splendido il rapporto tra la protagonista e suo marito, due personaggi che potrebbero sembrare completamente agli antipodi ma che sono uniti da un legame profondissimo.

Kafka reloaded

Il film parte in maniera molto lineare ma poi la tensione cresce in maniera lenta e inesorabile, fino a quasi ad essere insostenibile. È inevitabile infatti immedesimarsi nella protagonista, una donna che sa di aver fatto la cosa giusta ma che è stritolata dagli ingranaggi kafkiani di una struttura sociale che non riesce a superare pregiudizi e schemi mentali ottusi.

L’interpretazione di Huppert è straordinaria, l’abbiamo già detto, ma va sottolineata l’incredibile somiglianza fisica dell’attrice protagonista con al vera Maureen Kearney, segno anche di un profondo lavoro sul personaggio in fase di preparazione e della grande abilità di Hupper nell’entrare nel ruolo.

La sindacalista in definitiva è un film di ottima fattura, molto ben scritto, ben girato e ben interpretato. Ci presenta uno spaccato di realtà sicuramente molto verosimile, ma non per questo rinuncia ad intrattenere lo spettatore.

Molto ben riusciti anche tutti quei dettagli e quelle sfumature con cui Salomé costruisce la tensione narrativa crescente in tutta la storia, una storia che deve metterci in guardia contro la perversioni del potere, contro l’ottusità di chi guarda la realtà attraverso i filtri del pregiudizio. Un film capace di lanciare comunque un segnale di speranza, pur non puntando mai a rassicurare lo spettatore, speranza che può arrivare soltanto dai legami umani e dalle persone.

Perché, alla fine, sono sempre le persone a fare la differenza. Nel bene e nel male.