La strada di Cormac McCarthy è un capolavoro biblico, un romanzo imprescindibile, un classico moderno dalla potenza sconvolgente

La StradaTitolo: La Strada
Autore: Cormack McCarthy
PP: 218
Editore: Einaudi
Prezzo: euro 18.00

Affezionati estimatori della letteratura dalla polpa zuccherina, è giunto il momento, dopo aver abbondantemente promulgato il verbo di uno dei nostri numi tutelari – Joe R. Lansdale – di sottoporvi nuovamente i temi trattati dall’altro nostro grande ispiratore: Cormac McCarthy. La polpa è comunque assicurata, e della più pregiata qualità!

Ma il grado saccarometrico è prossimo allo zero, preparatevi quindi ad una lettura ricca di amara e sana inquietudine.

Ne La Strada infatti non c’è spazio per battute al fulmicotone alla Hap e Leonard, e i protagonisti di questa storia – un padre e un figlio – hanno poco su cui scherzare, trovandosi a dover affrontare un lungo e spossante viaggio verso il sud e l’oceano, alla ricerca di un tepore e di un sole che sono ormai uno sbiadito e lontano ricordo.

La terra è stata devastata da un misterioso cataclisma (nel testo si accenna appena a delle tempeste di fuoco), che ha reso il territorio una landa grigia e usta, immersa in uno strato di cenere che violenti fenomeni atmosferici perennemente disperdono nell’aria, impedendo il filtrare della luce e del calore; i pochi alberi rimasti crollano carbonizzati sotto le folate di “lugubri venti terreni”, il suolo cauterizzato e sterile non offre niente di commestibile, il tutto shakerato da occasionali terremoti.

L’uomo e il bambino, muniti di malridotte mascherine e di un altrettanto precario carrello da supermercato, nel quale trasportano i loro pochi averi, si accampano durante la loro odissea ai margini di strade deformi, cercando cibo in scatola dove ve n’è rimasto e sfuggendo agli accanimenti di una natura che seppur caduca, tartassa i due come e più che in altri testi di McCarthy.

Ad ostacolare la loro dura peregrinazione, anche una parte dell’umanità superstite, costituita dai “cattivi”, che si rende protagonista di episodi raccapriccianti di cannibalismo a cui il bambino è costretto ad assistere. Nelle nottate il buio è assoluto e le poche ore di sonno che l’uomo – nonostante la spossatezza – si concede, sono popolate dagli spettri di un mondo che non esiste più e che il figlio non ha mai conosciuto, essendo nato dopo la catastrofe.

Un mondo che la sua donna anni addietro ha preferito lasciare, suicidandosi, forse per la paura di dover uccidere essa stessa il figlio nel sottrarlo all’atroce e peggiore fine che avrebbe comunque fatto nelle grinfie dei superstiti ridotti a cibarsi di sé stessi.

Ci troviamo di fronte ad una dimensione testuale che raramente ha raggiunto livelli così cupi nella scrittura dell’autore, forse solo in Meridiano di Sangue.

E anche se il filone catastrofico/post nucleare è stato ampiamente sfruttato nella letteratura e nel cinema, gli scenari reali e tropologici che dipinge l’autore a colpi di pennellate delle varie tonalità del grigio, restano impressi nella mente, delineando una sorta di moderna Pompei a stelle e strisce, con i cadaveri imprigionati non nella lava, ma nell’asfalto disciolto.

La Strada, che costituisce la prima opera fantascientifica di McCarthy, è anche il percorso in senso quasi metafisico che compiono i due, dando vita ad un’appassionante e complicata rappresentazione di quello che è il rapporto tra padre e figlio.

L’uomo farà di tutto per difendere e far sopravvivere il bambino, e quest’ultimo cercherà di far rigare dritto il padre nei momenti in cui esplode la violenza in lui, ricordandogli che loro sono i “buoni”, quelli che “portano il fuoco”.

Ma riusciranno a raggiungere gli altri “buoni”, e a scoprire se il mare a differenza di tutto il grigiore circostante è ancora azzurro?

Leggetevi questo biblico capolavoro e lo scoprirete.