La Trilogia del Mare infranto di Joe Abercrombie è un’opera imperdibile per gli amanti della grande letteratura, tanto più se apprezzano il fantasy spruzzato di noir, romanzo storico e splatterpunk
Devo dire che nutrivo grandi aspettative per la nuova trilogia di Joe Abercrombie, pubblicata in questi ultimi mesi da Mondadori. Grazie all’editore Gargoyle, che lo ha messo per primo sugli scaffali delle librerie italiane e che ha creduto fermamente in questo sensazionale autore, avevo già apprezzato lo stile irriverente e sanguinario di Abercrombie, teso a rileggere in chiave completamente nuova il genere fantasy, anzi arrivando a fondare qualcosa di completamente inatteso e magnifico che – con le parole di Sua Maestà George R. R. Martin – mi sentirei di definire Splatterpunk Fantasy.
I puristi diranno che Abercrombie è il re del Grimdark, quel particolare sotto-genere fantastico che esalta gli aspetti crudi e realistici della storia, a discapito di magie e deviazioni mistiche e naturalmente avrebbero ragione. Ma alla fine quello che fa Abercrombie, tanto per essere chiari, è mescolare il fantasy con il noir e il romanzo storico ottenendo, da formidabile alchimista, una miscela esplosiva che lascia completamente basito il lettore.
Sia come sia, con la nuova trilogia del Mare Infranto – di cui al momento sono usciti per Mondadori Il mezzo re (Euro 16,00, pp. 298, trad. Edoardo Rialti) e da pochissimo Mezzo mondo (Euro 18,00, pp. 378, trad. Edoardo Rialti) – Abercrombie rilegge le saghe vichinghe e norrene, trasfigurandole in una narrazione densa di fascino, atmosfera e, naturalmente, tanta, tanta azione. Prima di cominciare, trovo giusto sottolineare lo strepitoso lavoro, in fase di traduzione, compiuto da Edoardo Rialti: non solo per la capacità di sfoderare una lingua italiana mai così ricca e variegata ma anche per una cura profonda nel rendere le sfumature, i colori, gli aromi della storia e financo quell’ironia selvaggia e rapace che alberga sovente nelle pagine di Joe.
Se tuttavia l’ambientazione è già di per sé vincente, con battaglie coreografate in modo spettacolare, religioni animistiche a go go, intrecci convincenti, viaggi di formazione a bordo di pseudo-drakkar vichinghi carichi d’imprevisti e duelli all’ultimo sangue, quello che forse più colpisce, alla fine della lettura, sono i personaggi. Abercrombie sembra, infatti, aver lavorato con attenzione quasi maniacale alla resa delle contraddizioni, dei dubbi, delle speranze che animano figure magnifiche come quella del Ministrante, principe Yarvi dalla mano deforme, e dell’eroina Thorne, benedetta da Madre Guerra e combattente definitiva, sorta di assassina invincibile con un dono tutto particolare per la diplomazia…. si fa per dire.
Sono queste due figure indimenticabili a rappresentare l’anima narrativa, rispettivamente, de Il mezzo re e Mezzo mondo e lo sono proprio perché, entrambi bambini sfortunati all’inizio della propria leggenda personale, arrivano via via a divenire figure carismatiche e indispensabili per la propria gente come indispensabili sono i mali necessari. Eppure, nonostante il sangue e il dolore – e ce n’è a fiumi di entrambi nelle pagine dei romanzi – nonostante i tradimenti e le delusioni, i protagonisti di questa nuova trilogia escono a testa alta, con lo sguardo dritto e fermo. Insomma, Yarvi e Thorne si faranno amare davvero tantissimo dai lettori, c’è da giurarci, tale è l’attenzione e la sensibilità con cui Abercrombie si premura di tratteggiarli.
C’è tempo anche per l’amore, naturalmente, ed è spesso un sentimento contrastato addirittura negato anche quando sembrerebbe pronto a sbocciare, ma è quasi meglio così, perché c’è più poesia, più romanticismo vero, intendo quello da Sturm un Drang e non da Baci Perugina, e lo dico con infinito rispetto per i Baci sia ben chiaro. Naturalmente, c’è chi ha ben pensato di etichettare questa saga come Young Adults, e i critici si sono immediatamente lanciati a spaccare il capello in quattro per definire confini e differenze di questa categoria dei giovani adulti.
E però, come ci ha fatto sapere Joe a Lucca Comics & Games 2014 – non che personalmente nutrissi dubbi di sorta – quello del Mare infranto non è altro che un grande affresco narrativo che prova a raggiungere il pubblico più ampio possibile, insomma qualcosa che potrebbe leggere un bimbo di dieci anni o un maturo signore di ottanta. Quello che davvero conta, invece, è che si tratta di una narrazione profonda, dal ritmo incalzante e che alterna commoventi riflessioni sulla condizione umana a potenti sequenze di guerra in cui nulla viene risparmiato al lettore. Proprio qui, però, sta la grande sincerità e bravura di Abercrombie come romanziere: quella sua incredibile capacità di raccontare un mondo estremamente reale, e davvero poco fantasy alla fine, che ha piuttosto il sapore dell’epica medievale e barbara delle terre del Nord, propria di un grande romanzo storico.
Per tutte queste ragioni, credo che una lettura come quella della nuova trilogia dedicata al Mare Infranto – con l’uscita del terzo e ultimo capitolo dal titolo “Half a War”… “Mezza guerra”? per Lucca Comics & Games 2015 – debba essere assolutamente consigliata, poiché non c’è un autore, oggi, che come Abercrombie sia in grado di narrare avventure che, pur nella loro epicità, tengono ben a mente di colpire il lettore al cuore, grazie a un’energia emotiva meravigliosa che trasforma il romanzo in vera e propria esperienza di vita.