La vita intima, la recensione di Maila Cavaliere del nuovo romanzo di Niccolò Ammaniti.
Niccolò Ammaniti è lo scrittore che ha inaugurato la stagione dei Premi Strega con le bottiglie stappate e bevute a canna. Lo vinse nel 2007 con il romanzo COME DIO COMANDA.
È quello dei bestsellers da film come IO NON HO PAURA, con quegli occhi pieni di fango e refrattari alla luce che nessuno può scordare.
È quello di ANNA, incredibile distopia post apocalittica che ci ha profeticamente annunciato una pandemia e soprattutto una nuova, inaspettata solitudine.
Ammaniti è un maledetto genio dalla voce cinica e vera, spudorata quanto serve eppure capace di commuovere, perché ti tocca, ti stana, ti fa guardare dove non vuoi vedere. Aspettavo da anni l’ uscita di un libro. L’ ultimo (ANNA) risale al 2015.
Una lunga attesa
E ho cominciato a leggere LA VITA INTIMA con un certo malcelato risentimento per un’attesa così lunga, ammorbidito solo in parte dalla regia di qualche serie di successo. Ma dopo le prime pagine, ero lì, nella testa di Maria Cristina Palma a vivere i suoi dubbi e le sue angosce.
Che importa se lei è un personaggio improbabile, bellissima e statuaria moglie di un premier verosimile, straricca e lontana anni luce dalla mia routine, dal mio vissuto. È una donna. E come tutte non può permettersi cedimenti, défaillance. Un difetto, una piega rovinata, una ruga in più sono pagate a caro prezzo nel caleidoscopio di immagini patinate che aggiorniamo continuamente in cerca dell’ approvazione altrui e della nostra stessa confortante clemenza.
È una donna. E come tale ha dei ruoli che deve essere sempre all’ altezza di assolvere. Col sorriso. Con leggerezza. Anche quando sono tanti, impegnativi, ributtanti, diversissimi tra loro.
È una donna. E anche quando è desiderata, oggetto di apprezzamenti volgari e lascivi, protagonista delle fantasie pruriginose degli uomini, deve celare la sua vita intima, tornata in superficie sul telefonino con un vecchio video casalingo inviato da un suo ex di tanti anni prima.
Anche se appartiene a un passato lontano, a una vita precedente, anche se interessa la sua sfera privatissima, sa bene che nessuno le perdonerebbe quel passaggio.
Eppure, mentre il terrore si impossessa di lei, la protagonista inizia impercettibilmente un percorso di smarcamento, di ribellione alla maschera rigida che deve portare. Non è un caso, forse, che tutto inizi con un peso che le cade sul piede, durante un allenamento col suo personal training.
Il corpo non dimentica
Il noto psichiatra Massimo Ammaniti, padre di Niccolò, forse avrebbe giustamente detto che “il corpo non dimentica”. E noi, a poco a poco, siamo trascinati nella vita intima di Maria Cristina Palma che, nonostante l’ apparenza, attraversa la sua esistenza tra drammi, lutti e perdite che, anche quando non bisogna darlo a vedere, anche nell’ esercizio quotidiano della con-tinenza, fanno male. E tanto.
E così Ammaniti, con l’ obiettivo spietato e struggente della sua penna, ci fa inseguire questa donna, che all’ inizio ci appare vanesia, ci fa stare dalla sua parte, ci fa vivere il suo nuovo dramma, e ci fa desiderare, come lei, di sfidare la meschinità delle persone che si incontrano, di liberarsi.
Perché i non detti, di cui parla anche Nicola Gardini, nel suo saggio LACUNA, sono nella nostra natura. Servono a proteggerci, a preservare una piccola nicchia di verità. Ma possono essere anche il più dirompente cambiamento della nostra vita di donne. Il progetto grafico di Riccardo Falcinelli in copertina è semplicemente perfetto.