L’alibi della vittima è un noir che fa dell’analisi psicologica il suo punto di forza, un mosaico di personaggi che si risolve in capitoli brevi e fulminanti fino all’ inedito colpo di scena
Titolo: L’alibri della vittima
Autrice: Giovanna Repetto
Editore: Gargoyle Edizioni
PP: 333
Prezzo: 17 euro
È come una seconda nascita spiega il dottor Melchiorre, direttore di una comunità legata a problemi di droga: il suo obiettivo diventa l’alibi della vittima, il turn over dello scontro tra pubblico e privato.
Il tentativo di tirare fuori dal fango i ragazzi per inserirli in un posto bellissimo non convince pienamente l’assistente sociale Holy Mary, ovvero Maria del miracoli del Ser.T che s’imbatte in un “ospite” retrocesso, in fuga da quella che gli sembra un’immensa prigione. Sì, c’è qualcosa che non va.
Non è di certo il tossico Marco, un giovane che la madre vuole a tutti i costi mandare in comunità e che la psicologa definisce come non «ancora pronto» per il recupero, ad affrontare il programma del dottor Melchiorre: con la casa della zia libera ci scappa il morto, il fantomatico Memé.
L’imprendibile spacciatore, colui che, nonostante grandi disponibilità di cocaina moltiplicate come «pani e pesci», riesce a svicolare ogni volta tra le strette maglie della Giustizia, ora è solo un corpo senza vita.
A volerlo scalzare dal podio erano in troppi, Memé era un «pesce piccolo» ma anche un anello insostituibile della catena: la rossa Greta lo adesca come se dovesse «entrare in una cristalleria con un elefante al guinzaglio», con cautela, tentando di prendere il suo posto come corriere e allo stesso tempo cercando di raggirare il corrotto brigadiere Di Stasio, uno zotico che usa la forza per trattare con i delinquenti.
È una galleria veloce di personaggi, non senza tracce di giocosità: a immaginarsi i carabinieri che durante il turno di notte giocano al Memory con i volti degli identikit viene da sorridere, la tensione continua della prosa secca viene stemperata da questi piccoli inserti leggeri.
Lei ha il segreto professionale afferma Gaetano, ex detenuto con il vizietto della cocaina, rivolgendosi alla psicologa: è sempre un’analisi a fare da sfondo alla contraddittorietà dei personaggi, divisi tra quotidianità e trasgressione, come il topo Alisia che tenta la strada dell’autodistruzione per farsi notare dalla quasi sorellastra Greta o la bella moglie del maresciallo Trevisan che è stanca di aspettarlo a casa e vorrebbe trovare conforto nelle braccia di un altro.
Giovanna Repetto vince la sfida di riproporre un genere popolato da Maestri con un’originalità tutta sua, forte dell’esperienza autobiografica al Ser.T a contatto quotidiano con problematiche legate al mondo della droga.
Un libro che spinge dei macigni ma accende anche un barlume di speranza, consigliatissimo.
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Leggi l’intervista di Camilla Bottin a Giovanna Repetto su Padovando