L’analfabeta che sapeva contare di Jonas Jonasson sorprende con un finale difficile da accettare ma, nonostante lo stile splendido, non è una lettura scorrevole
Titolo: L’analfabeta che sapeva contare
Autore: Jonas Jonasson
Editore: Bompiani
PP: 482
Euro: euro 19.00 cartaceo, euro 9.99 ebook
Nombeko Mayeki è una bambina sud-africana che lavora dall’età di cinque anni. Pulisce latrine. Non sa leggere né scrivere, ma sa contare come nessun altro a Soweto. Eccome se sa contare! Pur non avendo idea di cosa sia un teorema, non c’è operazione matematica che sbagli.
L’ingegnere Engelbrecht è un perfetto incompetente con un compito ben preciso: ideare una bomba atomica e realizzarne sei esemplari. Ѐ così idiota da non riuscire neppure a contare fino a sei, e allora ne fabbrica sette.
Ingmar Qvist è uno svedese di Södertälje come tanti ce ne sono. O almeno, così sembra. Innamorato del re della Svezia sin dalla più tenera età, cerca in tutti i modi di incontrarlo per stringergli la mano. Psicosi? Ma sì, gli eufemismi sono sempre belli da usare.
Nombeko decide di lasciare Soweto per sempre. Sa bene che nulla sarà mai più come prima e che, qualunque cosa ci sia al di fuori del suo villaggio, non troverà mai nulla di somigliante a quello che conosce. Tanto meglio! Impacchetta i suoi pochi averi e si mette in cammino. Verso non sa dove. Verso non sa cosa. Verso una biblioteca!, decide. E cammina.
Nulla andrà come previsto.
Raccontato con ironia, pieno di piccole genialità, gradevolmente parodistico e… anche un po’ prolisso. Bellissime le pungenti trovate che scalfiscono a colpi di brevi e spiazzanti frasi l’intelletto del lettore, ma si fa fatica ad arrivare alla fine del romanzo. E, quando lo si è finito, si fa fatica ad accettare che finisca così.
Secondo romanzo del giornalista svedese Jonas Jonasson, che aveva spopolato con la sua opera-esordio.
Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve era divertente ed ironico, una lettura iper-godibile e insolita. L’analfabeta che sapeva contare ne segue le orme, ma il risultato non è lo stesso.
Però, bisogna ammetterlo, lo stile di Jonasson resta inconfondibilmente splendido. Uno scrittore di favole per adulti, ecco come lo si potrebbe definire. Se fosse meno prolisso, questo romanzo sarebbe una meraviglia.