Le nostre vite, la recensione di Maila Cavaliere del nuovo romanzo di Francesco Carofiglio pubblicato da PIEMME.
- Titolo: Le nostre vite
- Autore: Francesco Carofiglio
- Editore: PIEMME
- PP: 300 pagine
Ne Le nostre vite ci sono i ricordi perduti del protagonista Stefano Sartor, sopravvissuto a un incidente che gli ha tolto famiglia e identità, ma anche la memoria traumatica di un episodio dell’ adolescenza di Nina, capace di mandare in loop una vita intera.
Nel nuovo romanzo di Francesco Carofiglio si alternano e incrociano due piani narrativi per raccontare, attraverso una scrittura potente e suggestiva, le ragioni nascoste dietro ai nostri atti mancati, ai sensi di colpa, al percepirsi perennemente incompiuti.
Nel romanzo l’assenza si fa protagonista costante, e le numerose citazioni di libri, e per estensione l’ idea stessa di scrittura, assurgono, se non a remedium animae, almeno a fedeli compagni di vita, capaci di accompagnarci nello scandaglio del nostro intimo, di offrirci strumenti di conoscenza, comprensione e linimento, di prepararci agli scarti improvvisi della nostra esistenza, di medicare con cura e pazienza le cicatrici del vivere.
“Siamo quello che siamo, ma più spesso siamo quello che non sappiamo di essere” (pag.276).
Francesco Carofiglio ci accompagna per le strade di Parigi, a passeggio per Roma e nelle campagne pugliesi, ci espone a calde luci naturali o all’ obiettivo indagatore della macchina fotografica, ci conduce in interni anonimi e in luoghi intimi e connotati e, attraverso una storia da cui non ci si stacca facilmente, ci mostra
i desideri, la paura, il senso immanente della perdita, le voci inascoltate della coscienza (pag.166).
Le nostre vite è un romanzo deflagrante, capace di portare il lettore lontano da sé, da come è solito immaginarsi, e di ricordare che, come scriveva Kundera citando Rimbaud, La vita è altrove (La vie est ailleurs).