Le stagioni di Louise, il nuovo film d’animazione di Jean-François Laguionie vale almeno 75 minuti di psicoanalisi. La recensione di Claudia Grilli.
Abbiamo visto in anteprima a Milano Le stagioni di Louise (titolo originale Louise en hiver) è l’atteso nuovo lungometraggio del maestro di animazione francese Jean-François Laguionie (prodotto da JPL Films, Productions Unité centrale, Arte France Cinéma et Tchack), già vincitore del Grand Prize for Best Animated Feature nel corso dell’ultima edizione dell’Ottawa International Animation Festival, presentato in Italia all’interno della selezione ufficiale dell’ultima Festa del Cinema di Roma in collaborazione con Alice nella Città.
Il film narra le vicissitudini di un’anziana signora (Louise) costretta a prolungare la villeggiatura estiva per tutto l’inverno (l’hiver, appunto), bloccata – suo malgrado – nella stazione balneare, ormai completamente deserta, di Biligen sur Mer, in compagnia solamente di gabbiani, granchi, un vecchio cane randagio (Pepe) e… dei propri pensieri.
A dar voce a tali pensieri nella versione italiana del film è una magnifica e intensa Piera Degli Esposti, mentre il cane Pepe è interpretato da Mino Caprio (il barista Boe Szyslak ne I Simpson e, nella versione originale francese, dallo stesso regista Jean-François Laguionie!).
Così Louise, concependosi quasi come l’incarnazione femminile di Robinson Crosue, si ingegna a costruirsi una capanna in riva al mare e a procurarsi il cibo (non potendo vivere di sole scatolette), senza lasciarsi vincere dallo sconforto, ma anzi ingaggiando una sfida con sé stessa per superare un’alta marea dopo l’altra, con sempre rinnovata positività, raccontandosi di avere ogni giorno “altro cielo e altra spiaggia tutti per me”.
Le stagioni di Louise sono però state molte (quelle corrispondenti a una settantina d’anni, anche se portati benissimo) e non prive di note drammatiche – come lo spettatore può intuire attraverso vari flashback onirici, alimentati dai ricordi dell’infanzia e della giovinezza di Louise. Tuttavia, anche se giunta all’inverno della propria vita, traendo forza proprio dall’esperienza che l’ha fatta diventare la donna determinata che è ora e dando a tale esperienza una nuova chiave di lettura, Louise caparbiamente persevera affinché torni di nuovo la stagione estiva. Non solo quella metereologica.
Jean-François Laguionie ha dichiarato di aver iniziato a dirigere questo avventuroso percorso interiore di Louise, immaginandosela sin da subito come una signora un po’ tozza, ma ancora estremamente in gamba per la sua età (tanto che le farà poi dire/pensare forse posso cavarmela da sola). Solo in un secondo momento ha tradotto Louise in disegni che sapessero rendere il carattere del personaggio.
Tutti i disegni, con forte predominanza di colori pastello, sono realizzati con la tecnica dell’acquerello e dei pastelli su carta a grana ruvida per dare un tono artigianale. ll film è girato con una tecnica mista, usando animazione tradizionale 2D in combinazione con immagini generate al computer nel rendering 2D, per rendere l’effetto di una pittura animata.
Lo stesso Jean-François Laguionie ha dichiarato che il suo gusto personale per la pittura e lo stile grafico del ventesimo secolo emergono molto nel film, così come la sua passione per i paesaggisti come Jean-Francis Auburtin e Henri Riviére.
- “Les falaises à Varengeville” di Jean-Francis Auburtin
- “La falaise Le Cap” di Henri Rivière
L’effetto generale sullo spettatore è a mio avviso paragonabile a un susseguirsi di cartoline in stile vintage (tipo i cartelloni pubblicitari anni 50 – 70), tanto di tendenza oggi fra i complementi d’arredo.
Sul sottofondo, ai suoni e i rumori realistici dell’ambiente in cui vive Louise (lo sciabordio del mare, il richiamo dei gabbiani, il vento che ulula) si contrappone la musica del piano di Pierre Kellner dal carattere romantico, spensierato e tendente all’ottimismo. La musica di Pascal Le Pennac (autore anche della colonna sonora del precedente lungometraggio di Jean-François Laguionie Le tableau) con l’Orchestra Sinfonica della Bretagne accompagna invece Louise nelle sue memorie e nei suoi sogni.
In conclusione, Le stagioni di Louise è un tenerissimo film per tutti coloro che non temono lo stream of consciousness e la lettura dei sogni. Il film sarà nelle sale italiane dal prossimo 22 dicembre grazie alla distribuizione di I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.
Ne uscirete con un senso di malinconia misto a libertà e tranquillità, come se aveste riscoperto le “cose vere della vita”. Il cicchetto poi è d’obbligo. Ve lo dico.