Originalità, ritmo, stile e linguaggio sono tra le migliori caratteristiche di Les italiens, che lancia un grande scrittore nel panorama letterario italiano

Titolo: Les Italiens
Autore: Enrico Pandiani
PP: 256
Editore: Instar Libri
Prezzo: Euro 13.50

Jean Patrick Manchette è vivo. Si è trasferito in Italia e ha cambiato nome. Adesso si fa chiamare Enrico Pandiani.

L’iperbole è d’obbligo nel parlare di uno dei più interessanti noir (e romanzi) degli ultimi anni, Les italiens (Instar, 2009), di Enrico Pandiani, appunto. Già dall’incipit, di grande potenza (Il primo proiettile ha attraversato la finestra con un colpo secco, è entrato nella pancia di Gaston, ha fatto il Tour de France fra le sue trippe ed è uscito poco sotto la scapola sinistra. Il secondo e il terzo hanno polverizzato una pila di compact disc e la Tour Eiffel di cristallo poggiata sul computer di Servandoni. Il quarto ha trapassato con un tonfo sordo il torace della tipa seduta davanti a me e il quinto le ha attraversato le testa portandosi via frammenti di osso, sangue, idee, cose varie. Il sesto e il settimo non hanno fatto danni, mentre l’ottavo proiettile frantumava l’avambraccio di Martini e il nono faceva scoppiare il suo monitor. Il decimo e l’undicesimo sono passati sopra la mia testa. Si è aperta la porta dell’ufficio e Delpeche è entrato con le mani sui fianchi. “Che cazzo succede qui dentro?” ha domandato guardandosi attorno. Si è beccato il dodicesimo proiettile dritto nello sterno. Durata dello show: sì e no una decina di secondi), si può immaginare cosa aspettarsi, e non si resta delusi, anzi. Il libro è un costante crescendo, in cui tensione e ritmo aumentano di pagina in pagina, lasciando, al termine della lettura, solo il rimpianto che il libro sia finito.

Tutto inizia quando un cecchino prende di mira la sezione della polizia criminale parigina soprannominata “les italiens”, perché composta da “flic” di origine italiana. Due agenti e una donna che stava per sporgere una denuncia restano uccisi.

Al commissario della sezione, subito dopo l’attentato, viene affidata una transessuale, Moet, nota pittrice, che ha subito un furto nel suo studio. Da quel momento il nostro protagonista dovrà fronteggiare una serie di sicari spietati, cercando di proteggere Moet e, nel contempo, di salvare la propria pelle. Oltre, ovviamente, a tentare di scoprire chi vuole ucciderli e perché.

Il romanzo, narrato in prima persona e in un originale e riuscitissimo imperfetto, ha uno stile secco, originale, cinico e ironico, che coinvolge fin dalle prime righe, incollando gli occhi del lettore alle pagine. È quasi impossibile smettere la lettura. Riecheggiano, tra le righe di Les italiens, le voci dei grandi scrittori noir, da Scerbanenco a Manchette.

L’azione si svolge in una Parigi descritta in modo dettagliato, città che Pandiani dimostra di conoscere molto bene, scenario ideale per la dura vicenda che viene narrata. I due protagonisti principali vengono delineati a poco a poco, con pennellate incisive e acute, senza ma scadere nel banale o nel già visto.

Pandiani crea un personaggio (il commissario Jean-Pierre Mordenti) che si spera avrà un seguito, un protagonista vero, credibile e realistico. Ma anche Moet emerge con prepotenza dalle pagine scritte, assumendo una profondità che la rende tridimensionale.

Senza anticipare nulla della storia, è d’obbligo citare la magnifica conclusione, degna dei migliori noir: “Ho sollevato il bicchiere e ho bevuto un altro sorso di vino. Aveva un gusto amaro, era denso e spiacevole. È rimasto a girarmi nella bocca come se fosse indeciso su quale direzione prendere. Poi è andato giù. Si manda sempre giù tutto, in una maniera o nell’altra!“.

Originalità, ritmo, stile e linguaggio sono tra le migliori caratteristiche di Les italiens, che lancia un nuovo grande scrittore nel panorama letterario. Terminata la lettura non rimane da sperare che sia solo il primo romanzo di una lunga serie.