Les Promesses, la recensione di Silvia Gorgi del film di Thomas Kruithof che ha aperto la sezione Orizzonti alla 78a Mostra del Cinema di Venezia.
Les Promesses, che apre la sezione Orizzonti a Venezia 78 è un buon film, che racconta il mondo della politica, fra ambizione, potere, e impegno sociale, attraverso il rapporto simbiotico fra Clémence (Isabelle Huppert), sindaca di una città dell’hinterland di Parigi e il suo braccio destro, consigliere, Yazid (Reda Kateb).
Clémence è vicina alla fine del suo mandato, ma vorrebbe prima di chiudere questa fase della sua vita, riuscire a portare a termine, un progetto, cui, con Yazid, è alle prese da dieci anni: ottenere dallo stato l’approvazione di un piano multimilionario per il recupero di una banlieue, e, insieme ad esso, la possibilità di riqualificare Les Bernardines, un complesso in cui vivono, in situazioni di sovraffollamento, degrado, pericolo per la salute, centinaia di famiglie.
Coscienza vs Ambizione
Grazie al suo carisma e alla sua capacità di convinzione, impavida, determinata, e forte, e insieme alla conoscenza del complesso e dei suoi abitanti da parte di Yazid, che là dentro c’è cresciuto, e conosce perfettamente preoccupazioni e sentimenti della gente che vi abita, i due sembrano vicini alla meta, ma, come spesso accade nel mondo della politica, le cose vanno come non dovrebbero, e dopo essere stati vicini al successo, lo vedono quasi naufragare. Mentre avviene tutto ciò, Clèmence riceve una telefonata, una proposta direttamente dall’Eliseo, per correre alla poltrona di senatrice, e che potrebbe aprire per lei un nuovo capitolo nel mondo della politica.
Ammaliata da una tale possibilità, nella mente di Clèmence scatta qualcosa, la tentazione dell’ambizione s’insinua, e, pian piano, passa dall’essere pronta al ritiro al decidere di ricandidarsi al ruolo di sindaco, nonostante avesse deciso di lasciare il posto alla sua vice (Naidra Ayadi), rovinando non solo il rapporto con quest’ultima e il suo partito, ma incrinando inesorabilmente anche quel legame così forte con il suo consigliere. Yazid non riconosce più in lei quella compagna di battaglie politiche e sociali per le quali si è speso così tanto nella sua di carriera politica, tanto da restarle al fianco fedelmente per otto lunghi anni.
Se Clèmence mette da parte la sua coscienza, Yazid non è disposto a farlo, e l’intreccio fra politica e realtà viene ben reso dal regista Thomas Kruithof, nel suo racconto di 98 minuti, spostandosi continuamente fra centro e periferia, fra banlieue e ristoranti dove si discute la nuova campagna elettorale della sindaca, fra scambi di favori e arte della retorica.
Una storia di lotta quotidiana
Una storia in cui non ci sono ideologie, dottrine e fedi politiche, ma nella quale si pone l’attenzione sulla lotta quotidiana dei protagonisti, sul loro dislivello sociale, sul potere che logora, cambia, corrompe. E se simbolicamente “la coscienza” viene rappresentata dal ruolo di Yazid, in lotta con “l’ambizione” di Clèmence, in questo duetto, che funziona, alla fine le due parti andranno a braccetto, trovando nuove soluzioni e vie di affermazione, in un singolare gioco di squadra; mantenere quelle Promesses del titolo, è dura, e, in questo racconto di e sulla politica, la “negoziazione verbale”, è centrale e la capacità di farsi credere ed ascoltare, corre su un filo.