Les Revenants: si può fare una serie tv sugli zombie stravolgendo le codifiche del genere? In Francia sì.

Les Revenants è una serie tv che tratta il tema quanto mai abusato, specie negli ultimi anni, dei morti viventi, ma sotto una differente luce.

La domanda che sorge spontanea è: si può fare una serie tv sugli zombie senza materia cerebrale, sangue e arti sbranati?

La risposta ce la dà il Dottor Frankenstain, ed è un sì.

Les Revenants

Les Revenants è bastato sull’omonimo film che non ho visto ma che chi ha visto mi ha detto essere una palla micidiale. La serie invece, partendo dal medesimo spunto, differisce nella narrazione, trovando una dimensione azzeccata e funzionale.

Tutto inizia con un incidente: un autobus finisce fuori strada, causando la morte di una scolaresca, degli insegnanti, dell’autista. Siamo in una piccola comunità di montagna, la cui economia è basata su una diga, la produzione di energia elettrica, e poco altro, dove bene o male tutti si conoscono fra di loro.

Un giorno, a distanza di anni dall’incidente, una bambina torna a casa. Sono passati diversi anni, ma lei è rimasta uguale al giorno della sua morte. Come se avesse dormito per tanti anni, e si fosse risvegliata in un mondo che non l’ha aspettata. Iniziano a ritornare altri morti, e qui la serie diventa interessante, facendoci vedere, grazie a un uso di flashback, il passato dei vari personaggi.

La sceneggiatura della serie è costruita molto bene: uno script che tesse un filo fra i vari personaggi, che sembra casuale ma che collega in modo perfetto le varie storie. I personaggi sono sfaccettati, comuni, potrebbero essere i nostri vicini di casa, i baristi del locale che frequentiamo, gli ex compagni di scuola: per quanto non originali, riescono a creare empatia con il pubblico, a entrare in qualche modo in contatto con lo spettatore, che si trova a voler scoprire cosa nasconde il loro passato. Ecco, dovendo trovare una parola, i personaggi sono umani, per quanto in realtà non lo siano.

Les Revenants

Les Revenants non si fa mancare nessun ingrediente: amori tormentati, serial killer, delitti, omicidi, suicidi, alcolismo. Mischia tutto in un frullato che però risulta coerente, che riesce a catturare lo spettatore. Molto belle le musiche e la fotografia, e la regia che aggiunge un tocco di intimismo a una serie che si basa sulle vicende dei personaggi, piuttosto che su effetti speciali e colpi di scena.

Una serie da recuperare e da vedere, una puntata dietro l’altra, in attesa della seconda serie, che uscirà nel 2014.

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