L’Italia, un paese da ricostruire con i mattoni della letteratura popolare e del turismo, partendo dal grande esempio di Lucca Comics & Games 2014
Lucca Comics & Games 2014 è stata uno sballo, un delirio di gente affamata di lettura e letteratura, di fumetti, games e cinema, ma è stata soprattutto un grande party culturale, un’immensa arena di persone che, certo, hanno voluto divertirsi accendendo la città di colori e forme, di cosplay e scenografie ma che hanno soprattutto condiviso una grande passione per le storie e i personaggi, quelli che si sono inchiodati nell’immaginario collettivo. Quando hai la possibilità di vivere a stretto contatto con autori come Joe Abercrombie, Markus Heitz, Licia Troisi, in una parola romanzieri capaci di vendere milioni di copie, ebbene come lettore vai assolutamente fuori di testa!
E del resto i numeri parlano di 400.000 persone in un weekend, qualcosa che il Festival della Letteratura di Mantova o Pordenonelegge non vedono nemmeno con il cannocchiale ed è letteralmente incredibile che un simile successo Lucca lo faccia SENZA che vi sia alcun passaggio su giornali o reti nazionali, il che la dice lunga, francamente, sull’incapacità atavica dei media di comprendere che cosa sta facendo (o potrebbe far) “girare” il Paese.
Da anni ormai insisto sul fatto che la Cultura è la risposta ai nostri malanni. Lo dico perché dovremmo saldarla in un binomio inscindibile con il Turismo, a questo proposito chiedete agli esercizi commerciali della città e della provincia di Lucca quanto una manifestazione come questa sposti i loro fatturati. E ancora: da più parti s’insiste con questa storia ridicola che i giovani non leggono, spesso a dirlo sono adulti che non leggono. Ecco, trovo incredibile questo fatto, così come trovo incredibile il numero di ragazzi che vengono a Lucca a comprare fumetti e romanzi!
Basterebbe dare un occhio agli stand di editori come Mondadori, il gruppo GEMS, Multiplayer.it Edizioni, autentiche roccaforti del libro che, proprio a Lucca, vendono titoli con numeri da capogiro, numeri che, se non polverizzano, di sicuro superano quelli del Salone del Libro. Il punto vero è che da tutte le parti arriva chiaro il messaggio che la forza della fiera è anche e soprattutto nella città, nella sua bellezza infinita, che certo comporta qualche rischio in termini di sicurezza – una distribuzione più ampia dei padiglioni consentirebbe probabilmente una concentrazione meno soffocante di persone con vantaggio per tutti – ma che viene letteralmente scoperta e osannata dagli ospiti stranieri.
Proprio quello che avviene quando – si parva licet – organizziamo la Sugarpulp Convention: anche qui gli autori americani e inglesi rimangono stupiti e affascinati dalla bellezza della città di Padova. E sono certo che all’Edinburgh International Festival – IL Festival di Teatro, Arte e Cultura per eccellenza – il ruolo e il fascino della città facciano la loro parte. Edimburgo è diventata così la capitale culturale del Regno Unito. Sarà un caso? Tutto questo dimostra ancora una volta come dovremmo saper approfittare della straordinaria bellezza del Nostro Paese, delle nostre città, del nostro Passato così da proiettarlo in un Futuro che potrebbe come d’incanto diventare almeno una volta un po’ meno cupo, passando per esempio attraverso milioni di visitatori, alberghi strapieni, musei presi d’assalto, marchi made in Italy a furoreggiare, ristoranti assediati. Le parole d’ordine dovrebbero essere: spettacolarizzare, brandizzare, celebrare se preferite. Proprio come fanno a New York o Los Angeles, dove non avendo nulla di vagamente legato alla Storia si sono inventati un modo per imporre il Presente. Invece noi niente, perdiamo tempo, ci trasciniamo in una lenta agonia, l’Editoria si lamenta, i romanzieri si trincerano dietro deliranti profili autoriali, la critica si ostina a ignorare la fetta di letteratura che ancora vende, bollandola come becero intrattenimento nel tentativo di perpetuare se stessa, senza contare che l’estinzione ormai è dietro l’angolo. Dove ci porterà tutto questo? Credo verso l’autodistruzione. E il motivo è inscindibilmente legato alla nostra conclamata incapacità di cambiare, d’immaginare qualcosa di diverso.
Ma a Sugarpulp non ci stiamo! E combatteremo. E valorizzeremo letteratura e cultura popolare. Per quest’anno abbiamo in mente una serie d’iniziative fra Sottopasso della Stua, Convention, workshop con super-docenti, e una serie di nuove manifestazioni che lanceremo in grande stile. Ma non basta!
Dobbiamo far ripartire quel senso di Comunità d’Artisti che proprio l’ultima edizione della SugarCon ha suggellato, con tanti autori e professionisti dell’editoria che hanno deciso di aderire, fra questi: Tim Willocks, Victor Gischler, Francesca Bertuzzi, Sarah Pinborough Alan D. Altieri, Allan Guthrie giusto per citarne alcuni. Non solo: dobbiamo creare una serie di percorsi letterari e turistici che celebrino le nostre città. Per quel che riguarda Padova, grazie alla partnership con il Blog di Padova di Alberto Botton, faremo partire un percorso che racconti i luoghi della città, traendo spunto da La giostra dei fiori spezzati, al fine di celebrare il grande Ottocento Italiano, in quest’ottica anzi un ulteriore percorso veneto che omaggi i Caffè storici e le Antiche Birrerie ci pare una tappa quasi obbligata.
E poi, insieme a tutto questo, vogliamo sottolineare la complessità e la bellezza delle trame narrative dei videogames, attraverso specifiche iniziative, e celebrare il ritorno di Star Wars. Non tutto è perduto: girovagando per l’Italia e il Nordest per promuovere il mio lavoro, scopro ogni giorno nuovi gruppi di lettura collegati alle biblioteche, e attraverso il nostro magazine coinvolgiamo una serie di ragazzi, di giovani talenti – Giulia Mastrantoni, Andrea Bauckneht, Camilla Bottin, Timothy Dissegna, Matteo Marchetti sto parlando di voi – che hanno un tale entusiasmo e una tale competenza da farci capire che non tutto è perduto!
Coraggio ragazzi, rimbocchiamoci le maniche, c’è un Paese da ricostruire, partendo dalla Grande Letteratura Popolare.