Con L’odore acido di quei giorni Grugni torna ai temi cari della militanza, confezionando una thriller che vede i protagonisti travolti dalla storia

L'odore acido di quei giorniTitolo: L’odore acido di quei giorni
Autore: Paolo Grugni
PP: 284
Editore: Laurana Editore
Prezzo: Euro 16.50

Tutti gli autori dovrebbero essere innamorati dei loro personaggi. Se poi succede che scrittore e protagonista siano sessualmente compatibili la cosa può diventare addirittura sconveniente.

Mia moglie ha imparato a convivere con la protagonista dei miei romanzi, Jelena Della Rebbia: non so se l’apprezza ma certamente la sopporta, dopotutto non esiste. Io stesso avevo giurato fedeltà alla mia creatura.

Ed ecco che arriva Paolo Grugni e mi ritrovo irresistibilmente attratto dalla determinatezza, bellezza, fragilità dell’eroina del suo nuovo thriller: L’odore acido di quei giorni. Paolo la tratta male, molto male: non so se riuscirò a perdonarlo.

Un personaggio misterioso, del quale, per non rovinare la lettura, diremo pochissimo.

Siamo a cavallo tra il 1976 e il 1977. A San Giovanni Persiceto, vicino a Bologna, si è rifugiato un chirurgo: Alessandro Bellezza, incastrato dalle sue amicizie extra-parlamentari.

Vive raccogliendo animali morti o feriti per strada, al soldo del Comune. I primi finiscono all’inceneritore, i secondi li tiene con sé: unica compagnia dopo un divorzio turbolento.

Una notte s’imbatte in un corpo di donna, sepolto nella neve. Pensa che sia morta ma si sbaglia: è sopravvissuta all’attacco di un serial killer dall’atroce modus operandi.

L’investigazione si allarga dal paese sonnolento agli scenari del conflitto politico che infiamma l’Italia: brigate rosse, terroristi neri, servizi segreti deviati. C’è una cospirazione all’opera, un piano malefico che cambierà per sempre il volto della nazione.

Grugni torna ai temi cari della militanza e dell’animalismo, confezionando una trama che vede i protagonisti ripetutamente travolti dalla storia. Dal micro dei silenzi di una provincia innevata, evocata con grande gusto del realismo e dell’atmosfera, al macro degli scontri di piazza, tra molotov, pistole e i carri armati di Cossiga.

Lo stile è quello elegante, a tratti iperbolico, di Italian Shaaria, ma qui c’è più spazio per i personaggi, per lo svolgersi della trama, per i dialoghi. L’anima thriller ne esce rinvigorita: si legge d’un fiato.

A scandire il ritmo emotivo e storico della narrazione ci pensano gli estratti delle dirette di Radio Alice, la celebre emittente pirata bolognese, poi repressa dal governo.

Nella seconda parte diventano addirittura troppo invadenti, ricordando al lettore la frequenza martellante con cui sangue e repressione bagnavano le strade delle nostre città.

Bellezza è un protagonista dolente: un uomo buono, dal carattere discreto, forte di una dignità e di una coerenza che gli sono costate care. Non nasce detective e non ha superpoteri.

Per questo è così facile identificarsi con lui: le sue paure sono le nostre, le sue reticenze così lontane dal machismo del noir e dell’hard boiled. Mi piacerebbe vederlo tornare ma chiaramente L’odore acido di quei giorni è un pezzo unico.

E poi c’è lei: ferita, segnata da un destino che sembra già scritto. È l’anima del racconto, il nodo in cui si raccolgono tutte le contraddizioni, le passioni. La muove una speranza tanto muta quanto commuovente.

Sola come gli animali che finiscono sul pickup del medico. Impossibile non innamorarsene, impossibile non tremare nel caos delle manifestazioni, quando in mezzo alla guerra civile combatte una gara di ferocia col killer. Passaggi che ti lasciano tremante, fino alla conclusione: più amara che dolce.