Lucy, Luc Besson perso nell’infinita banalità del nulla cosmico.

Nulla cosmico è la definizione corretta per questo inutile film. Visto con il prode Matteo Strukul la Ragazza di Fuoco (aka Isa) e Silvia Gorgi in una serata dove solo una buona birra ha potuto risollevare i nostri cuori infranti. Tanta birra.

Lucy un film di Luc Besson, la recensione di Andrea Andreetta

Luc Besson è un essere mitologico per i fruitori di lungometraggi della nostra generazione e non solo, ha letteralmente rianimato dal coma profondo dell’introspezione asfittica ed egocentristica l’intero comparto cinematografico francese. A suon di morti in abbondanza, donne killer cazzute senza pari, bambine poco indifese e lunghi inseguimenti automobilistici per le vie di Parigi, il Besson ha intrapreso l’hollywood way senza mai perdere il contatto con la sua patria (non usavo questo termine dalla terza media) natia, la Francia.

Finita la tirata su quanto è figo fare film in Francia.

Polemica gratuita numero uno: Perché gli italiani che vanno a Hollywood rinnegano il loro lavoro pregresso in Italia? Questa cosa rattrista.

Tornando al fattaccio, di quella fatidica sera finita a pizza e birra, sono sicuro che non noterete la mancata visione di Lucy. Fortuna che abbiamo la tessera scontata altrimenti avrei chiesto la restituzione dei soldi per frode aggravata, poi magari mi davano solo la circonvenzione di incapace (io).

Lucy un film di Luc Besson, la recensione di Andrea Andreetta

Tutto inizia molto bene, tutti gli ingredienti più hardboiled sono presenti: Lucy la killer, timelaps dalla creazione della terra a Lucy (Australopithecus afarensis ritrovato da Donald Johanson), tanta droga blu e tutta super chimica, ambientazione in una Taipei (Taiwan) da urlo, tanta mafia cinese da riempire uno stadio, azione crescente con un numero imprecisato di morti e poi… tutto finisce poco prima del secondo tempo.

Polemica gratuita numero due: Il secondo tempo? La più grande catena di multisala italiani interrompe il film come negli anni ottanta, ma dai!

Nella pausa ricorderò sempre la faccia di Matteo, si gira e professa laconico “mi sembra che stia per sfociare in una cagata” (il ragazzo ha studiato alla Sorbona), io rispondo tronfio “ma no dai è solo una fase interlocutoria funzionale alla sinossi, vedrai che riparte con un cliffhanger da paura”. Ultime parole famose. Il nulla.

Quando dico nulla è perché la seconda metà di questo film porta con sé una scia di banalità narrative talmente grandi da essere imbarazzanti. Imbarazzante e totalmente privo di qualsiasi ritmo, quasi il regista avesse sbagliato film, cioè prima gira un soggetto e poi un altro totalmente diverso collegato solo dalla stessa attrice per caso, Scarlett Johansson. Lo so voi già state pensando al pazzo di Robert Rodríguez e al suo stupendo Dal Tramonto all’Alba, sbagliato!

Lucy un film di Luc Besson, la recensione di Andrea Andreetta

ATTENZIONE SPOILER SUPREMO

La stessa Scarlett, spaesata in una parte che richiede fisico a pacchi, sembra entrare in scena quasi per caso e senza nessun mordente. Ma è il finale che non t’aspetti ad affossare definitivamente tutto, una pietra tombale posta da una USB Key qualsiasi, infarcita di enormi files contenenti filosofia spicciola da bar, inconcludente e paradigma della pochezza di quest’opera.

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