La furia è lo strepitoso e rapace seguito de L’eretico della trilogia di Magdeburg del maestro Alan D. Altieri
Titolo: La furia
Autore: Alan D. Altieri
Numero di pagine: 856
Editore: Corbaccio/Tea
Prezzo: 9,80 euro
Il corpo centrale della Trilogia di Magdeburg è un romanzo imponente, gigantesco, intriso d’apocalisse. Un epico intreccio di storie nella Storia, un groviglio fosco e rosseggiante di duelli, scontri, battaglie, imboscate, stragi.
“La furia”, questo il titolo, è dunque il secondo volume dedicato da Sergio aka “Alan D.” Altieri all’affascinante saga storica ambientata all’epoca de La guerra dei trent’anni. La guerra eterna, che sbranò l’Europa flagellandola con le piaghe del conflitto e della pestilenza.
Il romanzo si apre sul massacro di Lohrbeck, dove Wulfgar, il cavaliere nero venuto dalla Terra delle Lacrime – il Giappone – protegge la fuga di Mikla la strega e Caleb Stark, ex tenente della Falange di Arnhem ora disertore senza più bandiera, verso la salvezza. Sulle loro tracce sono gli uomini della Falange di Arnhem, capitanati dal comandante Jan Van der Kaal, tagliagole per tutte le borse come direbbe Altieri, principe dei mercenari, re dei voltagabbana. Lo scontro sul Ponte delle Catene di Lohrbeck è devastante e porta alla strage da parte di Wulfgar degli uomini di Van Der Kaal.
Da questo affronto, da questa strage sanguinaria divampa, lungo le pagine de “La furia”, l’inseguimento spietato dell’eretico da parte della Falange di Arnhem. Naturalmente questa è solo una delle tante storie che compongono l’incredibile affresco dipinto da Altieri in questa seconda parte della trilogia.
E allora troverete anche il pactum sceleris di Reinhardt Von Dekken con Albrecht von Wallenstein. Il primo, principe tedesco accecato dalla brama di potere, punta ad ottenere con l’appoggio del secondo – Oberkommandierende e Duca di Friedland e Mecklemburgo – il potere assoluto, nientemeno che l’egemonia e il dominio sul Sacro Romano Impero Germanico. Il secondo vuole riconquistarsi il comando perduto di un esercito che ora non è più suo, in ultima analisi, il comando di un esercito imperiale. E poi in “La Furia” c’è il viaggio di Alessandro Colonna, cardinale cattolico, in missione per conto dello Stato Pontificio, inviato nella Germania dilaniata dalla Guerra nella fase Svedese, quando nel 1630 Gustavo II Adolfo Wasa tentò la conquista delle terre tedesche.
Ed è in questo preciso contesto che si consumano le storie dei protagonisti. Altieri inserisce i simboli: l’acqua, la terra, il fuoco, l’aria, il vuoto. Attraverso Wulfgar attribuisce questi elementi a cinque personaggi chiave che sono altrettanti sconfitti, reietti, uomini e donne in cerca di una strada nuova che li porti al di là dell’inferno, della violenza che alberga nella Germania sbranata dal conflitto. Sono percorsi differenti che portano un po’ alla volta ad altrettante catarsi.
Ma ogni redenzione presuppone un’attraversata del deserto, un sacrificio, che nella storia di Magdeburg è quasi sempre estremo.
E se Wulfgar rimane ancora un enigma per il lettore, almeno in questa seconda parte della trilogia, vero è che ne è, inevitabilmente, il motore silenzioso. Perché possiede qualcosa che soggioga e svuota Reinhardt Heinrich Von Dekken e conquista un po’ alla volta la fiducia e forse l’amore di Madre Erika, superiora di Kolstadt, monastero di morti, ultimo retaggio di umanità, nell’ultima valle prima del diluvio. E sarà a Kolstadt, al termine della Lutherweg che si consumerà un nuovo, drammatico scontro che rimescolerà le carte.
Altieri scrive così una seconda parte impressionante di una spettacolare trilogia, mescola i generi in un crossover letterario che suona classico come un romanzo storico ma rivoluzionario perché contaminato di horror, pulp, gothic, avventura e una serie di altri generi che vengono utilizzati da chi scrive solo per tentare di incasellare un intero mondo che l’autore milanese ricostruisce e ricrea letteralmente sulla pagina bianca. C’è così tanto in questo libro che ogni definizione risulta vana, scorretta perché parziale. Altieri non solo dimostra una conoscenza della materia storica impressionante ma gestisce con acuta intelligenza un infinito numero di personaggi, tratteggia i duelli con la perizia e la magia di un maestro d’armi, dosa i ritmi in modo magnifico, lavora sulla lingua, distilla i dettagli e spara sequenze che hanno il sapore di una dichiarazione di guerra agli stilemi della narrativa.
Come Salgari, come Tolkien, come Howard, come Evangelisti, Altieri destruttura e innova, scompone e mescola. Da Hieronymus Bosch a Pieter Brueghel, con battaglie che sembrano strappate alle tele di Paolo Uccello e ritratti che rivelano lo stesso intrinseco, inquietante dolore della Pittura nera di Goya, Altieri forgia il metallo e fa gocciolare colori che incrostano un capolavoro letterario con le tinte del nero e del rosso.
La furia del titolo è la sua.
[…] Magdeburg è una grande saga, una trilogia composta da tre grandi avventure: L’eretico, La furia, Il […]