Malastagione è un giallo dai sapori nostrani “di una volta”.
Titolo: Malastagione
Autore: Francesco Guccini-Loriano Macchiavelli
Editore: Mondadori
PP: 305
Prezzo: euro 18,00
Sull’Appennino tosco-emiliano c’è Casedisopra, un paese montano come tanti nella nostra bella Italia, con i suoi boschi lussureggianti, i panorami mozzafiato, i suoi borghi antichi ed i suoi abitanti che si conoscono tutti.
A Casedisopra non succede mai nulla, finchè il ritrovamento di un piede umano in bocca ad un cinghiale non arriva a sconvolgere la tranquillità del paese, trasformandolo in una piccola Twin Peaks in salsa nostrana. Una serie di eventi che metterà a dura prova il giovane ispettore della Guardia Forestale Marco Gherardini, detto Poiana.
Non voglio parlare della trama poliziesca di Malastagione, poiché essa è secondaria in un libro in cui la vicenda stessa non è trama, bensì cornice dell’affresco che ci viene dipinto sotto gli occhi.
É una vecchia giostra di colori e personaggi, Malastagione. É una porta spazio-temporale che ci conduce in un mondo che sta a metà tra il passato ed il presente, così come il paesello sta su un confine geografico incerto tra l’Emilia e la Toscana. Da quella porta entrano gli odori ed i sapori delle nostre origini e del nostro passato che ci stiamo dimenticando e che ci attirano come le sirene di Ulisse.
Viene voglia di passeggiare per quei boschi, di assaggiare la cucina tradizionale della signora Adele, di sedersi ai tavolini di Benito per fare due chiacchiere tra un bicchiere di vino fresco ed un affettato, come un rituale a cui non si può rinunciare.
Casedisopra è il posto dove tutti vorremmo ritirarci, ma del quale, da bravi “cittadini”, dopo due settimane ci saremmo già stancati, privi delle nostre comodità.
C’è tutto un mondo a Casedisopra, una parte del quale -attaccato alle proprie radici e tradizioni-cerca di resistere alla “malastagione” della modernità e della logica del profitto (l’imprenditore edile e l’agente immobiliare) la quale, mascherata da necessario ed utile progresso, vorrebbe fare piazza pulita dell’identità e dell’autosufficienza di Casedisopra (le due caparbie vedove di Pastorale e la timorosa elfa Florissa), ricoprendo di asfalto e cemento i borghi abbandonati, ultime vestigia di una comunità che va assottigliandosi, e la natura incontaminata che li circonda e di cui tutti sono parte integrante e complementare.
L’ispettore Poiana, nonostante la giovane età, si batte per preservare tutto questo il più a lungo possibile, non solo perchè è un Forestale, ma soprattutto perché ne è, e se ne sente parte, seppur nella consapevolezza della ineluttabilità del “progresso”:
Guardando i resti dell’incendio del bosco, Poiana già vedeva una schiera di inutili villette incastrate sul fianco del monte pesare sul paese, togliergli il respiro e cancellare un rispetto che durava da secoli. ”Dovranno sputare sangue. Oppure ammazzarmi” ma, tornando dentro, capì che era solo un modo per consolarsi. Cosa poteva opporre lui all’economia? Il suo rispetto, il suo amore per i luoghi che aveva conosciuto fin da bambino? Robetta.
Malastagione è un invito a rallentare, a non abbandonare i luoghi che non sono solo quelli della memoria ma, soprattutto, quelli della nostra tradizione culturale.
Così, la cicatrice nera lasciata dall’incendio doloso del castagneto, che chissà se e quando si rigenererà, resta un monito a non bruciare le proprie radici. Perché senza le radici, non ci può essere futuro.