Il Milan International Rights Center della nuova fiera del libro di Milano non sta andando benissimo: 164 iscritti. L’anno scorso all’IBF di Torino erano 464.
Il Milan International Rights Center è lo spazio dedicato agli editori, agli agenti e ai professionisti dell’editoria di Tempo di Libri, la nuova fiera del libro di Milano. Si tratta di un appuntamento puramente business, così come l’IBF (International Book Forum) del Salone del Libro di Torino.
Per molti addetti ai lavori l’IBF è il vero cuore del Salone, dato che è lì che si stringono contratti e si ha l’opportunità di incontrare e conoscere agenti, editori ed editor di tutto il mondo. In Europa gli appuntamenti top per la compravendita di diritti restano la Buchmesse di Francoforte (il più importante evento mondiale per l’editoria) e la London Bookfair, ma negli anni il Salone di Torino è comunque riuscito a ritagliarsi un suo spazio.
Quando si è iniziato a parlare di Tempo di Libri, la nuova fiera del libro di Milano voluta dall’AIE, ho dato per scontato che ci sarebbe stato un appuntamento simile all’IBF e, infatti, è stato annunciato il Milan International Righs Center. La cosa ha sollevato non poche polemiche peraltro dato che è stato “reclutato” lo staff che per anni si era occupato dell’IBF a Torino.
Milan International Rights Center, bene ma non benissimo.
Ma come stanno andando le iscrizione per il Milan International Rights Center? Bene ma non benissimo, mi verrebbe da dire. Oggi ho infatti ricevuto la newsletter di Tempo di Libri in cui si dice che
“A motivo del grande interesse che sta riscuotendo, è stato prorogato fino a venerdì 27 gennaio il termine ultimo per registrarsi al MIRC – Milan International Rights Center, lo spazio di 3mila metri quadrati riservato dal 19 al 21 aprile agli editor, ai responsabili diritti, agli agenti letterari e ai talent scout di tutto il mondo, per far conoscere il meglio della produzione editoriale italiana. Una preziosa occasione di incontro e di dialogo dal respiro internazionale, per la contrattazione di diritti e per sondare nuove opportunità di relazione e di mercato”.
Io quest’anno mi sono iscritto al MIRC dato che Tempo di Libri mi sembra un evento ben costruito e molto interessante. Nell’area riservata è possibile vedere quanti sono gli iscritti, e cioè 164 (ad oggi, mercoledì 25 gennaio). Ecco la schermata con il dettaglio dei partecipanti:
Gli iscritti all’IBF l’anno scorso erano 464, anche se si era parlato di “più di 500 iscritti”, anche perché c’è sempre una discrepanza tra chi si iscrive e chi magari disdice all’ultimo momento per vari motivi. Anche qui riporto la schermata con il dettaglio die partecipanti effettivi:
Non è ancora possibile sapere quanti saranno gli iscritti all’IBF 2017 perché le iscrizioni partono dal 27 gennaio. Certo è che se i numeri di Milano saranno confermati in tanti (compreso il sottoscritto) valuteranno seriamente se partecipare anche all’IBF a Torino.
Doppio sforzo per un risultato dimezzato?
Come leggere questi dati? Difficile dirlo, visto che in questi casi è sempre importante pesare i numeri e non soltanto contarli. Bisognerebbe fare un’analisi dettagliata dei partecipanti per capire quanti tra i big internazionali hanno scelto di andare a Torino o a Milano.
La prima impressione però è che si sia verificato proprio quello che in molti temevano: creare due appuntamenti di fatto molto simili ha indebolito il sistema editoriale.
Stiamo parlando infatti di un mondo marginale da un punto di vista economico che non ha la forza di reggere l’impatto di due eventi di queste dimensioni, per di più a pochi più di un mese l’uno dall’altro (ci sarà un motivo se la fiera di Francoforte è a ottobre quella di Londra a marzo…).
Gli eventi come questi in Europa sono sempre unici: Francoforte, Londra, Parigi… nessun Paese ha due fiere del libro di portata nazionale con annesso mercato dei diritti internazionale.
Il motivo è molto semplice: non esiste un mercato e un pubblico abbastanza grande per coprire tutti questi eventi, eventi che in Italia ormai si stanno moltiplicando in maniera insostenibile per gli addetti ai lavori: Salone del Libro, Tempo di Libri, Più Libri Più Liberi, Bologna Children’s Book Fair, e poi Francoforte e Londra.
Ma il problema è tutto italiano e riguarda un po’ tutti i settori: in Francia a nessuno verrebbe in mente di fare un festival del cinema concorrente a Cannes, mentre in Italia abbiamo avuto la geniale idea di mettere su il baraccone della Festa del Cinema di Roma subito dopo alla Mostra del Cinema di Venezia, giusto per fare un esempio.
È in casi come questi che emerge in maniera drammatica la mancanza di un piano culturale complessivo che va al di là delle iniziative dei singoli, tutte bellissime e tutte spinte da passione ed entusiasmo, elementi che però non possono bastare in assenza di una strategia-paese che è non c’è e che, purtroppo, sembra destinata a mancare ancora a lungo.