Misfits, una serie inglese in cui succedono cose che capitano negli Stati Uniti (ma non solo)
“Questo genere di cose capitano negli Stati Uniti non in Inghilterra”.
Con questa frase si chiude una delle ultime puntate della prima stagione di Misfits, serie cult firmata U.K., che narra le vicende di un gruppo di giovani disadattati, obbligati a scontare delle ore di servizio sociale e che, in seguito ad un fulmine che li ha colpiti, acquisiscono dei super poteri.
Ma andiamo con ordine. Il primo punto della nostra analisi si concentra sul problema del genere: in quale categoria inserire Misfits?
Da un certo punto di vista la frase citata a inizio articolo racchiude perfettamente ciò che si aspetta, anzi, non si aspetta il pubblico. Infatti, una serie del genere è facile immaginarla prodotta e trasmessa su emittenti statunitensi, invece l’Inghilterra ci stupisce, regalandoci questa piccola perla, che è complicato riuscire ad inserire in un genere seriale.
Si potrebbe parlare di teen drama, infatti, per gli argomenti trattati, si avvicina molto a Skins, altra ottima serie inglese, che ha ottenenuto un remake americano e ha permesso di far aprire gli occhi sulle generazioni più giovani con un misto di ironia e serietà.
Eppure inserire Misfits nel genere del teen drama è fin troppo riduttivo soprattutto alla luce della mole di contenuti che si tralascerebbero. I quali, se inseriti nel genere a cui si è sopra accennato, non avrebbero modo di poter essere sviluppati e analizzati.
E’ impensabile pensare “Misfits” come un “Dawson’s creek” o un “Beverly Hills” moderno, sarebbe a dir poco un insulto per una serie che funziona come un iceberg: la parte che noi vediamo è solo la parte meno consistente, allo stesso modo Misfits soltanto in superficie mantiene gli elementi del teen drama, ma andando più in fondo, scavando, vengono alla luce altri elementi che magari potrebbero avvicinarlo allo sci-fi; ma neanche questo è il caso di “Misfits”.
Sarebbe più giusto classificarlo come un ibrido. Una serie spuria, che forse proprio grazie a questa caratteristica riesce a interessare, avvicinare e catturare gli spettatori.
Misfits, però, è soprattutto sarcasmo (e forse è proprio per questo che Misfits piace a tanti). Si potrebbe affermare che la serie è la risposta inglese ad un’altra serie cult americana ovvero Heroes, rispondendo dissacrando gli elementi che fanno di Heroes una serie cult.
Si potrebbe anche azzardare dicendo che distrugge la serie Heroes dalle fondamenta. Infatti, a cominciare dai personaggi, quasi tutti disadattati o con un passato incerto, che vengono dotati di superpoteri. Da un certo punto di vista Misfits ha quello che a Heroes manca cioè il sarcasmo, proprio in virtù del fatto di essere troppo legato al genere sci- fi, una sorta di non prendersi troppo sul serio e strappare anche una risata allo spettatore.
Uno dei temi che salta immediatamente agli occhi è lo sguardo verso la società attuale, ma soprattutto verso i giovani che fanno parte di questa società.
I quattro protagonisti rappresentano ognuno una sorta di stereotipo dei giovani che costellano la nostra società, ai quali manca sicuramente una figura di riferimento qualcuno che li ascolti e che magari li indirizzi (basta notare il fatto che in tutta la prima stagione la figura dei genitori compare solo per un personaggio, il quale viene pure sbattuto fuori di casa dalla madre). E ogni qualvolta che qualcuno cerca di indirizzarli, vedi i vari assistenti sociali, finisce per essere ucciso.
Così come il primo assistente sociale si trasforma in una sorta di zombie indemoniato che cerca di ucciderli. Quale metafora migliore di questa per identificare come “diversi” gli adulti?
Questo può essere letto come una sorta di metafora: cercare di guidare con la forza dei ragazzi non serve a nulla, si finirebbe solo col non essere ascoltati. Di conseguenza, ci troviamo di fronte ad una società che, non riuscendo a capire i propri ragazzi, vedi ultima puntata della serie, si illude poterli trasformare in giovani perbene e perfetti, tutti omologati, dove non esiste il disagio e dove è impossibile sbagliare. Una società che non vuole o non può aiutare i suoi ragazzi e li lascia a loro stessi.
Infine, non si può non far riferimento all’ottima campagna di viral marketing fatta per pubblicizzare la serie, tramite i vari social network (vedi facebook e twitter) e tramite Youtube, dove inoltre, settimanalmente, in seguito all’inizio della serie, venivano raccolti come in un diario le considerazioni dei vari personaggi.
In conclusione, quindi, è vero “che questo genere di cose capitano negli Stati Uniti e non in Inghilterra” eppure questa volta sembra proprio che l’Inghilterra abbia superato gli Stati Uniti, regalandoci un prodotto ben costruito, divertente, dissacrante e che riesce anche a far aprire gli occhi sulla società. O al contrario la società dovrebbe vedere questa serie per aprire gli occhi sui suoi ragazzi.
Se vuoi un altro punto di vista su Misfits leggi l’articolo scritto da Giovanni Fioretti