Miss Marx consacra Susanna Nicchiarelli al rango di regista internazionale. La recensione di Matteo Strukul per Sugarpulp MAGAZINE.

Miss Marx consacra Susanna Nicchiarelli al rango di regista internazionale.

A prescindere dall’esito di questa settantasettesima edizione della Mostra del cinema di Venezia, il suo nuovo film conferma quanto di magnifico avevamo visto in Nico 1988, vincitore della sezione Orizzonti qualche anno fa proprio qui a Venezia, a cominciare da un afflato artistico che, lungi dal guardare alla sola Italia, è invece pronto a conquistare il mondo.

L’interpretazione straordinaria di Romola Garai

Miss Marx sembra davvero il progetto perfetto, in questo senso. Si tratta di un biopic volto a raccontare la vita di Eleanor Marx, figlia del grande filosofo, di cui poco o niente si sa e che, invece, fu intellettuale, letterata, filosofa e attivista politica, pronta a battersi per i diritti delle donne.

Susanna Nicchiarelli ci propone un ritratto affascinante, colmo di meraviglia ed energia, di determinazione e fragilità, complice la recitazione sontuosa di Romola Garai, favolosa attrice inglese, qui in odore di Coppa Volpi.

Una mise en scene raffinata

Non è questa una novità se nel film precedente, la regista italiana aveva lavorato con un’altra interprete formidabile, la straordinaria Trine Dyrholm già premiata a Berlino con l’Orso d’oro.

Ma se lì era Nico, la sacerdotessa del rock a essere protagonista della pellicola, qui il personaggio principale è una donna di fine Ottocento – Nicchiarelli sceglie di narrare i fatti che vanno dalla morte del padre fino a quella della protagonista – optando per una mise en scene raffinata, fatta di monologhi efficacissimi con cui la Garai recita alcuni passaggi fondamentali degli scritti della Marx, esaltando gli interni dei palazzi di fine Ottocento, attingendo a quell’atmosfera unica che combina il teatro di Ibsen alle istanze politiche della classe operaia inglese, esibendo la spietatezza del capitalismo, senza tuttavia trascurare le geometrie di rapporti fra i personaggi.

La forza delle contraddizioni

Il film colpisce per la cura, l’eleganza dell’esposizione, l’energia delle interpretazioni, la ricchezza dei costumi, la colonna sonora spiazzante, a cura di Gatto Ciliegia ancora una volta, e quella sensibilità più unica che rara da parte della regista di cogliere la grande contraddizione che caratterizzò la vita di Eleanor: così pronta a battersi per i diritti delle lavoratrici e delle donne e tuttavia succube di un uomo che non poté sposare – Edward Aveling aveva già moglie – e con cui visse insieme per tutta la vita prendendosene cura e accettando fino in fondo i suoi difetti di sperperatore di denaro e compagno fedifrago, sempre pronto a concedersi nuovi flirt.

Miss Marx, scintille d’impressionismo

Ne esce il ritratto di una donna carismatica, complessa, combattiva e pronta al sacrificio e tutto questo attraverso un racconto che – pur teatrale al massimo – non risulta statico o peggio ancora ingessato. Anzi. Nicchiarelli riesce a rendere la vicenda coinvolgente e ammaliante, specie quando si concede digressioni nelle melanconiche atmosfere di fine Ottocento che grazie a costumi e interni di palazzi favolosi regalano scene magnifiche, quasi fossero la sequenza cinematografica di un quadro impressionista.

L’auspicio

Ho davvero amato Miss Marx, vi ho ritrovato la forza fredda di alcuni capolavori di James Ivory, penso a Casa Howard o a Quel che resta del giorno.

Per tale ragione confido che questo film prezioso, e di grande rigore formale, possa avere più di una possibilità per la vittoria finale. Sarebbe un trionfo per il nostro cinema poter avere una pellicola dalla vocazione così internazionale sul gradino più alto del podio. Personalmente, incrocio le dita.