Molière in bicicletta è una commedia piena di verve e con qualche difettuccio che però diverte e ti fa venire tanta voglia di rivederla

Gauthier Valence è un attore diventato celebre grazie all’overseen (e facilotto) ruolo di dottore-salva-tutti in una serie televisiva: soddisfatto del suo successo, sempre perfettamente a suo agio in pubblico, disponibile verso il prossimo e sicuro di sé, decide che la TV inizia a stragli stretta.

Molière in bicicletta

Il suo talento merita la grande occasione di mostrarsi al mondo, altro che serie TV! E le grandi occasioni, si sa, se non si presentano da sole, bisogna che le si creino, allora Gauthier decide di dirigere e mettere in scena in teatro Il Misantropo di Molière.


Chi meglio del suo amico Serge Tanneur per interpretare il ruolo del compagno di disavventure di Alceste, il protagonista della commedia? Ed è così che Monsieur Valence parte per raggiunge Serge, che vive in uno stato di semi-ritiro in un paesino di mare.

Lo trova, gli fa la sua proposta, attende un feedback. Serge è un grande suspence maker e sa tenere il suo amico sul filo del rasoio per un’intera settimana: si fanno prove, si legge insieme il copione, si tira a sorte con una monetina chi interpreterà oggi il ruolo di Alceste.

Molière in bicicletta

Tra alti e bassi, si va avanti. La bella Francesca, un’italiana (non a caso!), si aggiunge al duo e… le voilà! Que le spectacle commence!

Ammettiamolo: le commedie francesi sono dannatamente attraenti. Vedi la locandina e ti dici: Ecco, quello è un film che devo andare a vedere appena esce!

Hanno verve, fascino, quel non so che che è proprio francese… anche quando il finale delude o c’è qualcosa che stona un pochino, restano pur sempre commedie con qualcosa che colpisce.

Molière in bicicletta

 

E infatti stavolta il finale, è il caso di dirlo, non è un granché, non è splendida la fotografia, non sono particolarmente entusiasmanti le riprese (soprattutto all’inizio), non è estremamente accattivante l’insieme in più di qualche scena… ma c’è il fascino del gioco tra Luchini e Wilson: le loro scene delle prove funzionano, il loro alternarsi di ruoli è veramente ben riuscito.

Nel complesso, nonostante tutti i “difetti”, si esce dalla sala felici di aver deciso di vedere proprio quel film tra tanti. 
Non so il perché, davvero lo ignoro, ma questa commedia mi è piaciuta. Probabilmente la rivedrei volentieri.