Mommy di Xavier Dolan dopo aver incantato il Festival di Cannes è arrivato anche nei nostri cinema. Un piccolo gioiello da non perdere, uno dei migliori film dell’anno.

Le sale cinematografiche italiane finalmente hanno fatto conoscenza con un nome non molto noto dalle nostre parti: Xavier Dolan.

Il venticinquenne canadese ci presenta il suo quinto lungometraggio: Mommy, piccolo gioiello che si è già fatto largo al festival di Cannes 2014 vincendo il premio della giuria al pari con Adieu au langage del maestro Godard.

Un film di 134 minuti in cui la macchina da presa insegue incessantemente tre straordinari personaggi, Diane, chiamata anche Die, una mamma svampita e piacente che ruota la sua vita attorno al figlio Steve, ragazzo iperattivo con atteggiamenti violenti e l’apparente terzo incomodo Kyla, loro vicina di casa balbuziente e riservata.

Lo strambo trio è rappresentato da personalità che hanno bisogno l’una dell’altra per un equilibrio, per sentirsi complete e non abbandonate da un mondo che fuori dalle mura domestiche è ostile e poco comprensivo.

Mommy, la recensione

Il formato 1:1 utilizzato da Dolan per molte scene presenti nel film, mette in evidenza i volti in scatola dei protagonisti. In Mommy tutti i dettagli ripresi,tutti gli sguardi smarriti che guardano fissi in macchina fanno sì che lo spettatore perda la possibilità di respirare regolarmente.

Magica è la scena in cui il pubblico può prendere per la prima volta una boccata d’aria: la corsa di Steve prima sullo skateboard e successivamente su un carrello della spesa pieno di frutta colorata da lanciare contro le auto che lo inseguono,distanti. Una sequenza piena di colori, sorrisi e parolacce accompagnata da Wonderwall degli Oasis.

Il ragazzo allarga letteralmente lo schermo, lo spettatore spalanca gli occhi e cerca di vedere un finale speranzoso. Dolan ci racconta però un storia amara, vera , che commuove proprio per il poco buonismo. I sentimenti sono puri e le parole scambiate tra madre e figlio sono così brevi e schiette da arrivare dritte al cuore.

Il prodigioso Dolan omaggia l’Italia inserendo due brani musicali nell’azzeccatissima colonna sonora di Mommy. Chi non ha mai dedicato a qualcuno Vivo per lei di Bocelli? E soprattutto chi non la dedicherebbe alla propria madre? Ecco che la canzone diventa segno di un sentimento morboso tra i due.Mommy, la recensioneDiane vive per suo figlio, per quanto il loro equilibrio oscilli tra amore e odio, Diane non vive senza il suo problema più grande: Steve. Ed è su un altro punto delicato che sentiamo le note di Ludovico Einaudi.

Lo schermo si riempie di luce, una luce surreale e sfocata che avvolge i volti che scorrono sullo schermo, ritroviamo Steve che ottiene il diploma, si sposa,balla con la moglie e rende orgogliosa e felice sua madre, ma la musica continua a proseguire fino ad arrivare al punto massimo in cui si torna con il piede sull’acceleratore perché il semaforo diventa verde e Diane in realtà ha deciso di far ricoverare Steve in una clinica.

Forse l’unica pecca è la durata eccessiva della pellicola ma oltre questo,una volta usciti dalla sala avremo nella memoria un album di fototessere tutt’altro che inespressive con i volti di Diane, Steve e Kyla, che non dimenticheremo facilmente.

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