Il mondo che non vedo, apre una nuova libreria a Padova. Domani, sabato 17 dicembre alle 18.30, in via Beato Pellegrino 37 l’inaugurazione.
Il mondo che non vedo è una libreria-caffetteria nel cuore di Padova, nata dall’idea di due donne, che inaugura sabato 17 dicembre, alle 18.30, in via Beato Pellegrino, 37.
A volte i libri diventano porte o finestre su mondi invisibili, luoghi straordinari che possono cambiare per sempre la vita di qualcuno. Il progetto è profondo già dall’origine: le titolari Erica Guzzo e Michela Mancarella si sono ispirate alla Maison des Amis des Livres, di Adrienne Monnier, a una casa del dialogo dove far rinascere un circuito virtuoso tra scrittore, editore, libraio e lettore, davanti a una tazza di caffè o a un bicchiere di vino. Uno spazio indipendente e contaminato dove navigare attraverso un arcipelago di storie di uomini, donne e territori che resistono alla monocoltura e al pensiero unico.
- Erica Guzzo e Michela Mancarella
- La libreria
«Abbiamo deciso di aprire vicino all’Università – racconta Erica Guzzo – per dare un servizio a studenti e professori. L’idea sta nel coniugare i testi universitari con l’editoria indipendente, che rappresenta la pluralità del nostro Paese. In più mettiamo a disposizione un “angolo coccola” dove pranzare o bersi un tè in compagnia di una buona lettura. Da gennaio diventerà un salotto di eventi che darà voce non solo alle presentazioni delle novità, ma anche a pomeriggi musicali e interpretazioni teatrali».
D’altronde, essere uno spazio indipendente significa aprirsi alle proposte che arrivano dall’esterno, specie dal territorio. «Credevo che fare la libraia fosse solo allestire e vendere – continua Erica – e ho scoperto che si tratta di rapportarsi con un’intera città, di dialogare con la sensibilità altrui e di rispondere alle esigenze di chi sceglie di entrare. I libri offrono delle risposte, e capirli significa mettersi nei panni di chi li ha scritti e di chi li viene a cercare».
Riporre con fiducia un titolo non famoso su uno scaffale e credere nel suo messaggio, scoprendo che viene apprezzato, che suscita interesse nei clienti, dà loro la dose quotidiana di soddisfazione per proseguire nell’impresa. Persino l’arredo le rispecchia, tanto che invece di andare all’Ikea si sono voltate indietro: «Ho costruito gli scaffali con le cassette della frutta – aggiunge Michela Mancarella – Il recupero fa rivivere il ricordo che sta in ciascun oggetto. È quello che rende accogliente la libreria, che ci fa sentire a casa. Qui dentro ci sono cose che hanno almeno un centinaio d’anni, come le porte restaurate per le superfici dei tavoli. Mentre il bancone arriva da un laboratorio di Milano, ControProgetto, che ha concretizzato la nostra idea di memoria materiale. Per il rivestimento hanno utilizzato sportelli di mobiletti, o parti di serramenti».
In pratica, ogni complemento all’interno del negozio ha la sua storia e ha rinnovato la sua funzione. «Abbiamo stretto un patto etico con le località da cui proveniamo, con il nostro Veneto – ha concluso Michela – perciò serviamo solo vini di uve biologiche. Vogliamo un rapporto diretto con i produttori locali, anch’essi indipendenti, e introdurremmo presto piatti vegani, concepiti con frutta e verdura a chilometro zero».