Mozart deve morire, la recensione di Claudio Mattia Serafin in anteprima del romanzo di Max e Francesco Morini pubblicato da Newton Compton.

Mozart deve morire, la recensione di Claudio Mattia Serafin in anteprima del romanzo di Max e Francesco Morini pubblicato da Newton Compton.

Nell’ultimo romanzo dei fratelli Max e Francesco Morini (in uscita il 27 maggio) entra in scena Wolfgang Amadeus Mozart, o quantomeno si esamina la figura del grande compositore austriaco dopo la sua morte, precisamente venti anni dopo l’evento: quando si tratta di romanzi biografici (all’estero si direbbe period drama), è bene fornire un piccolo inquadramento di contesto, benché gli autori in realtà lo indichino in maniera discreta e sapiente già nell’incipit (il romanzo è breve e di agevole e coinvolgente lettura, 224 pagine).

Come noto Mozart muore precocemente in giovane età, e il suo corpo viene seppellito in una fossa comune; in tale contesto si sviluppa appunto la trama di Mozart deve morire, libro dei Morini che si erano già dedicati ad alcuni appassionanti thriller storici sulla figura di Caravaggio e di un colto e curioso bibliotecario, Ettore Misericordia.

Mozart, il mito tra vita e letteratura

Ora, la figura politica di Mozart è interessante proprio perché a modo suo è entrata nel folklore e nel mito che si ama raccontare e rielaborare di generazione in generazione (si direbbe oggi, in maniera più colloquiale, una sorta di leggenda metropolitana): il fatto che il compositore sia stato così artisticamente geniale e al contempo sfortunato, fino a essere poi stroncato, moralmente e alla fine anche fatalmente da un punto di vista fisico, non può che affascinare generazioni di fanatici della musica (classica), della musica a tutto tondo, delle trame fitte, degli intrighi di corte.

Il primo ad accendere la miccia di questa curiosità è stato nientemeno che l’intellettuale e drammaturgo Aleksandr Puškin, che dedica alla celebre coppia Mozart e Salieri una prima operetta contenuta nelle sue Piccole tragedie. A seguire si sono ispirati a questo irresistibile intrigo Peter Shaffer e poi, ovviamente, Miloš Forman con Amadeus, opera cinematografica (1984) acclamata dalla critica e dal pubblico di tutti i tempi, che vede appunto contrapporsi da un lato uno squinternato e fastidioso Mozart e dall’altro il pio e infine sempre più frustrato e contraddittorio Antonio Salieri (forse perché eccellente uomo di relazioni e musicista del tutto ordinario).

Quest’ultimo è stato un compositore di origine italiana, membro di spicco della corte dell’Imperatore Giuseppe II d’Asburgo-Lorena, uomo affascinato dalle arti e incline a mischiarle con la vita istituzionale e pubblica.

Mozart deve morire, il romanzo

Il romanzo dei Morini, in realtà, inserisce nella vicenda un nuovo ed efficace personaggio, il giornalista e critico musicale Cherubino (detto Cherub) Hofner, dipendente di Die Wiener Stimme, qui descritta come la tipica redazione piena di professionisti ottusi e pieni di sé, o quantomeno questa è l’impressione che ne ricava il dubbioso e sensibile Cherub.

Proprio il protagonista, infatti, è attratto dalla figura di Mozart, deceduto da oltre venti anni (anche qui si presenta un tratto psicologico di profonda nostalgia e percezione intimista, magistralmente previsto dai Morini); il seme di questa attrazione è piantato dalla messa in scena delle Nozze di Figaro cui Hofner assiste commosso.

A partire da tale evento, Hofner inizia a comportarsi come il tipico personaggio grimaldello della fabula, dal momento che in quanto personalmente acuto e professionalmente inserito (il reporter, come il detective, è sempre in grado di attraversare le varie fasce sociali in maniera diagonale e disinvolta), inizierà a confrontarsi con personaggi bizzarri e diversificati (a partire dal suo capo), sino a uno straordinario incontro finale, che nella sua strutturazione narratologica ricorda un particolare racconto della raccolta Menti pericolose di Jeffrey Deaver (!).

Ammesso che questo possa essere definito un romanzo di genere e non invece una narrazione completa e toccante, è necessario sottolineare che in apertura e in chiusura sono presenti astrazioni logico-concettuali notevoli, tipiche appunto delle antiche leggende oppure del romanzo sociologico (il melting pot che cala il lettore – che diventa così fruitore multimediale – in una cornice Decò, eppure del tutto viva, confusionaria e gioiosa, come anche la proposizione del doppio evento – che qui non si menziona, ma che piuttosto si invita a leggere – carattere nobile di ogni vicenda misteriosa e dunque appassionante.

Manca poco all’acquisto di questo libro straordinario, che entrerà di diritto nelle trattazioni più appassionanti su W. A. Mozart: più di un saggio, come un film (o magari un’opera musicale, frastornata, unica, colorata…). Buona lettura!