Nero Finale, la recensione di Giulia Mastrantoni del romanzo di Giuse Alemanno pubblicato da Las Vegas Edizioni
- Titolo: Nero Finale
- Autore: Giuse Alemanno
- Editore: Las Vegas Edizioni
- PP: 264
È difficile appassionarsi a romanzi sanguinari frutto di editoria indipendente, almeno per me. Molti sono la fotocopia di qualche best-seller anglofono, altri hanno trame improbabili e un terzo gruppo inserisce stragi e crudeltà senza motivo apparente.
Spesso e volentieri, mi sembra che i thriller e i romanzi pulp frutto di editoria indipendente siano “ingiustificati”. È come se venissero pubblicati sotto l’illusione che il sangue vende a prescindere. Per me (ma anche per parecchi altri lettori), non è così. Prima di tutto perché non amo la violenza gratuita, e poi perché ho già letto bizzeffe di romanzi simili. Se è un buon romanzo, me lo godo e lo leggo, ma se non è di qualità, di solito non vado oltre il primo capitolo. La seconda casistica mi capita spesso ultimamente, ve lo garantisco.
Trilogia
È questo che mi è piaciuto della trilogia di Giuse Alemanno, edita da Las Vegas Edizioni. Anni fa, Carlotta Borasio (ufficio stampa) mi inviò una copia di Come belve feroci, la prima puntata. La lessi con piacere. Il sangue c’era, ed era anche tanto, ma era “pensato”. C’era una trama interessante, a tratti anche molto complessa. I dialoghi erano ben scritti, le descrizioni ben calibrate e il ritmo narrativo perfetto. Insomma, era un romanzo frutto di un lavoro di riflessione e scrittura poco comune. Ero molto felice della mia lettura e recensii il romanzo in modo molto positivo.
Quando uscì Mattanza, la seconda puntata, avevo il timore che la qualità potesse scendere, come spesso accade nelle trilogie. E invece no. La trama si infittiva, i personaggi diventavano più elaborati, la scrittura rimaneva buona. Fu la trama, in particolare, ad interessarmi all’epoca. Aggiungeva dettaglio e spessore agli eventi accaduti nella prima puntata della trilogia. Spiegava in modo molto credibile e sensato le dinamiche della criminalità organizzata e proponeva una nuova prospettiva per capire gli assassinii di Come belve feroci.
I protagonisti, Massimo e Santo, diventavano grandi e mostravano personalità più interessanti. Insomma, c’erano sia un filo logico che una “unicità”, elementi che apprezzai.
Ultimo atto
È così che in queste settimane mi sono trovata a leggere Nero finale, l’ultimo capitolo di questa trilogia. Riassumerne la trama senza rovinare le “puntate precedenti” (e i colpi di scena) è molto difficile. Basti dire che i due protagonisti, ormai adulti, completano il loro percorso.
Si tratta di un romanzo particolarmente cruento, che mostra quanto facilmente la criminalità organizzata riesca a permeare un intero Paese e l’animo umano. È interessante notare come, a poco a poco, Massimo e Santo si trasformano in assassini che non differiscono molto dagli assassini che hanno sterminato le loro famiglie.
Alcuni lettori ripenseranno alle scene di Come belve feroci e si troveranno a paragonare i diversi personaggi, magari identificando dei parallelismi indiretti. In questo senso, mi sembra che la trilogia abbia lo scopo di dimostrare come il “male” è tale solo se va contro i nostri interessi personali. Accettare il male è decisamente più semplice quando tira acqua al nostro mulino.
Come ogni storia, è probabile che lettori diversi ne analizzeranno in modo diverso gli avvenimenti e i personaggi. Per me, nel complesso, questa trilogia è una vivisezione della violenza. Se ne discutono le cause, le forme e le conseguenze. In particolare, trovo che Giuse Alemanno abbia gestito in modo rimarcabile il rischio di cadere in stereotipi e banalizzazioni. Al contrario, l’autore accetta e condivide con i suoi lettori la complessità delle tematiche affrontate.
Questo è un punto di differenza tra Nero finale e la stragrande maggioranza di romanzi sanguinari. C’è uno scopo, una ragione, una logica. Ho apprezzato molto questa trilogia e spero che altri lettori facciano altrettanto.