Next Men vorrebbe essere la serie “definitiva” di John Byrne, ma qualche deja vu di troppo non le permette di raggiungere la doppia libidine col fiocco

John Byrne's Next MenJohn Byrne Next Men Vol. 4 è arrivato in fumetteria proprio in questi giorni, concludendo così la prima storica run della serie scritta e disegnata da John Byrne. Credo che questa edizione della 001 Edizioni sia la prima integrale in Italia (ma non ne sono sicuro, anche wikipedia latita a proposito). Tra l’altro una bella edizione, peccato soltanto per il bianco e nero che forse non è il massimo per un fumetto di questo tipo.

Uscito nella prima metà degli anni ’90 per la Legend (marchio Dark Horse creato da Frank Miller e John Byrne che pubblicava opere anche di Dave Gibbons e Mike Mignola tra gli altri) “John Byrne Next Men” doveva essere il fumetto definitivo per il geniale autore anglo-canadase: totale libertà sulla storia, nessun limite creativo sui personaggi e la possibilità finalmente di convogliare in un’unica serie tutta l’esperienza fatta negli anni precedenti.

Paradossalmente proprio con “Next Men” è iniziata la fase calante di John Byrne che dalla seconda metà dei ’90 in poi è andato fuori moda e ha inciso sempre meno nel mondo del fumetto mainstream.

Eppure a rileggere i numeri fatti da Next Men all’epoca si resta a dir poco basiti: il n° 1 della serie infatti vendette la bellezza di 100mila copie in pre-ordine (record assoluto all’epoca per un produzione indipendente). Cifre del genere oggi farebbero piangere di gioia gli editori (anche quelli ammmmericani), e ad ogni modo la serie  durò per altri 4 anni tra alti e bassi. Nel 2010 poi è stata pubblicata la seconda serie che uscirà prossimamente anche in Italia sempre per 001 Edizioni.

Da un punto di vista commerciale “Next Men” fu sicuramente un successo, e devo dire che il fumetto non è affatto male anzi, si lascia leggere molto volentieri. Si tratta di una storia che mischia molto i generi e punta a spiazzare il lettore: persone con superpoteri (non ci sono i classici supereroi), fantascienza, ucronia, distopia, meta-linguaggio, spionaggio… c’è davvero tanta carne al fuoco ma, nonostante tutto, Byrne dimostra di saper scrivere e infatti tutto regge alla grande, nonostante qualche piccola sbavatura.

John Byrne's Next MenLa storia è molto complessa e articolata, con diverse sotto-trame che si intrecciano tra loro, con  una splendida parte di puro meta-fumetto in cui Byrne si diverte a criticare ferocemente prendendo per il culo omaggiare Stan Lee e in cui i fumetti provano a ragionare su loro stessi (a posteriori forse la parte più interessante).

I disegni sono sempre bellissimi (se amate lo stile inconfondibile di Byrne) e, a parte l’impostazione grafica un po’ “vecchia” di alcuni personaggi, le tavole sono davvero un piacere per gli occhi. I colpi di scena sono ben studiati, i personaggi hanno il loro perché, il bene e il male sono presentati in maniera molto sfumata, il finale è sensato (anche se forse un po’ troppo scontato, è palpabile il classico problema di un autore che deve chiudere la serie).

Perché allora “Next Men” è una serie soltanto parzialmente riuscita? Perché purtroppo risente troppo di quello che è stato senza dubbio il suo archetipo, e cioè gli “X-Men” della gloriosa gestione Claremont-Byrne, e questo per ammissione dello stesso Byrne. Al di là dei “poteri” e dei characters dei vari next men, c’è proprio l’impianto strutturale di quella stagione irripetibile: i viaggi nel tempo, la paura della società nei confronti dei mutanti (che qui però sono mutati), i protagonisti adolescenti, un misto di fantascienza e supereroismo, i complotti giovernativi e tanto altro ancora.

E’ come se Byrne avesse voluto finalmente scrivere la sua versione degli X-Men senza i limiti imposti da Claremont e dalla Marvel, dando vita ad un progetto organico più strutturato e indipendente. Purtroppo però il passato non si può riscrivere e di conseguenza molte pagine di “Next Men” sembrano già viste, soprattutto nella parte centrale della storia. Ed è un vero peccato perché la costruzione di Byrne è senza dubbio affascinante, ma proprio per questo avrebbe meritato un contesto più originale.

Poi il lavoro di Byrne in fase di scrittura c’è, eccome se c’è, ma questo peccato originale lo rende più debole, più fragile, e alla lunga diventa un vero e proprio limite. E non credo che quella di Byrne sia stata una scelta commerciale: credo piuttosto che l’autore abbia voluto dare la sua personale visione di un mondo a cui era fortemente legato, elaborando liberamente concetti che da sempre sentiva come suoi e che per questo aveva sviluppato anche all’interno di una serie come gli X-Men.

“John Byrne’s Next Men” nonostante tutto è un gran bel fumetto e questa nuova edizione è l’occasione per scoprirlo (o riscoprirlo).  Resta il rammarico pensando a quello che Byrne avrebbe potuto fare senza Claremont con gli X-Men, ma è inutile parlarne perché non avremo mai la controprova (e anche perché si tratta di pure speculazioni).

La gallery dedicata a “Next Men” nel sito di John Byrne

La voce inglese di wikipedia dedicata a John Byrne’s Next Men