Titolo: Niente da Capire. Tredici storie senza mistero
Autore: Luigi Bernardi
Editore: Perdisa Pop
PP: 141
Prezzo: 10.00
Luigi Bernardi non ha certo bisogno di presentazioni: fondatore di case editrici come la mitica Granata Press, direttore di riviste come Orient Express o Nova Express, una delle ultime dedicata al fumetto d’autore, e attualmente editor di Perdisa Pop, piccola rampante casa editrice emiliana.
Bernardi è l’uomo cui si deve la pubblicazione dei primi manga in Italia e al contempo uno dei principali responsabili del boom del noir, che ha sconvolto il panorama letterario degli anni novanta, sia facendo tradurre autori come Manchette, Malet, Taibo I e II, e sia scoprendo scrittori come Lucarelli, Fois e tantissimi altri.
Ma ancora pochi sanno che oltre a essere uno dei più importanti e acclamati editor e talent scout italiani, Bernardi è anche scrittore di suo – scrittore di noir ovviamente – e rivela in questo campo una sorprendente abilità, come dimostra la sua ultima pubblicazione, “Niente da Capire”, edita da Perdisa Pop.
È un’antologia di tredici brevi racconti, aventi tutti come protagonista la giovane magistrata inquirente Antonia Monanni. Alcune di queste storie sono state originariamente scritte per il noto concorso letterario Lama e Trama, di cui attualmente Bernardi è presidente di giuria, e quindi vedono protagoniste come armi del delitto lame di varia natura.
In ognuno di questi piccoli gioielli narrativi si alternano le vicende della vita privata di Antonia con omicidi efferati, spesso chiaramente ispirati a fatti di cronaca (per anni Bernardi ha raccolto e studiato le notizie di cronaca nera), spesso contraddistinti dalla mancanza o assoluta futilità del movente – e non a caso il sottotitolo recita: “Tredici storie senza mistero”.
In effetti questa raccolta è quasi un manifesto del noir secondo Bernardi: stile minimalista, moventi improbabili o inesistenti, storie poco rassicuranti, crudeli e prive di happy end.
A partire dalla lunga citazione iniziale di Friedrich Dürrenmatt, l’autore critica apertamente il giallo-noir razionale e consolatorio, che pretende di costringere la contraddittoria e caotica essenza della realtà in un perfetto meccanismo logico, a uso e consumo del lettore.
C’è poca o nessuna logica e consolazione, invece, negli omicidi o nelle morti delle varie Marta, Hillary, Stefania, Camilla o Armida, protagoniste di tragedie minime e insensate.
Un salutare antidoto al noir politicamente corretto e al giallo scandinavo, che invadono da troppo tempo gli scaffali delle librerie.