Non è stagione è una piacevole conferma: Antonio Manzini si riconferma un ottimo narratore, la terza avventura del vicequestore Rocco Schiavone è noir dai tratti molto caratteristici.
Titolo: Non è stagione
Autore: Antonio Manzini
Editore: Sellerio
PP: 328
Prezzo: cartaceo 14,00 euro, ebook 9,00 euro
Altro giro, altra avventura per l’ormai celebre vicequestore Rocco Schiavone. Dalla penna di Antonio Manzini, e sempre per i tipi della Sellerio, ritroviamo con piacere questo curioso anti-eroe dell’italica polizia di Stato, spedito a svernare sui monti della Val D’Aosta come punizione per la sua assai scarsa propensione a rispettare la legge.
Da ormai tre libri Schiavone aspetta una primavera che sembra non arrivare mai, un sole che gli rischiari le giornate e la vita, troppo intrisa di collosa malinconia, e lo riporti al sorriso.
Non si rassegna al freddo e alla neve, consuma caterve di illogiche clarks, chiude l’inverno e il resto del mondo fuori dal suo ufficio o da quella specie di tana che è la sua casa provvisoria.
E anche nel presente di quest’ultimo romanzo, maggio sembra arrivato solo sul calendario, e se il sole spunta all’improvviso subito scompare, lasciando l’illusione della bella stagione.
Pur tenendosi accuratamente lontano da tutte quelle cose che formano la sua personale lista di “rotture di coglioni”, l’inevitabile delitto gli capita ugualmente tra capo e collo.
È infatti scomparsa Chiara Berguet, adolescente di famiglia agiata, e dietro quest’assenza prende presto forma l’incubo del sequestro di persona.
Tirato in mezzo suo malgrado, Rocco agisce come meglio sa fare: in maniera sotterranea, lontano dai riflettori, fuori dall’ufficialità.
Coinvolge l’ormai collaudata squadra che ha il discutibile onore di dirigere in un’indagine silenziosa e cauta, sino a scoperchiare affari poco puliti e la nera ombra del racket che incombe anche lassù, tra i quieti monti valdostani.
Manzini si conferma ottimo narratore, con una prosa che scivola senza inciampi e senza orpelli, molto in linea con l’asciuttezza narrativa propria del genere poliziesco nostrano.
I personaggi sono ormai familiari, dai comprimari della stazione di polizia di Aosta, delineati ormai con poche battute, sino al protagonista indiscusso, Schiavone Rocco, vicequestore tormentato.
E prosegue anche in questo romanzo, come nei primi due della serie, l’uso narrativo dell’autore di inserire nel corpo della trama principale una sotto-trama sui generis, una specie di storia nella storia che rimane tuttavia scollata rispetto alla narrazione principale, generando questa volta una sorta di finale diluito e per la verità molto noir.
Una piacevole conferma, insomma, che coniuga genere popolare ad ottima scrittura, premiato sia dalla critica che dai meritati, e spettacolari, dati di vendita.