NONOSTANTE, la recensione di Silvia Gorgi del film di Valerio Mastandrea proiettato alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti.

C’è voglia di poesia nell’aria e Mastandrea con il suo NONOSTANTE cerca di farla propria.

La sua storia di anime, di esistenze sospese fra la vita e la morte, che nell’amore trovano la via per decidere se fare o meno il salto finale, lasciandosi andare ai propri sentimenti, rappresenta appieno la sua capacità di rendere la vita di ogni giorno un po’ magica, con un tocco di ironia e di follia, quello stesso tocco che, alle volte, fa nascere un amore.

È quello che succede nel film, in cui Valerio è, il lui della pellicola, in ospedale appeso alla vita da un venticello leggero. Fra nuove routine e nuovi amici la sua anima si scontra-incontra con quella di lei, l’attrice argentina Dolores Fonzi, (da lui fortemente voluta, e giustamente visto il suo primo piano super intenso).

Una strana scintilla

Scocca quella strana scintilla ma certo nella condizione di chi si ritrova in quell’ospedale non può durare per sempre. C’è una data di scadenza, e bisogna capire se invece che in una situazione di limbo non sia il caso di decidere come si desidera stare al mondo, se scappare o lasciarsi andare.

Intorno a Mastandrea e a Fonzi, si muovono Laura Morante, un convincente Lino Musella, e, fra una serie di camei, quello di Barbara Ronchi.

Parte un po’ come un diesel NONOSTANTE, ma cresce soprattutto da un punto di vista emotivo, e anche se gli manca, nella prima parte, forse un po’ di ritmo in più, finisce per colpire al cuore, e per un film è un bel risultato.

Nella sua ricerca di poeticità, dedicando la pellicola al padre, Alberto, scomparso dieci anni fa, Mastandrea dichiara che per raccontare un amore ha scelto la chiave della sincerità, dell’autenticità. Di sicuro lo fa sentire, attraversando le emozioni e restituendole per questa sua seconda prova come regista che qui a Venezia ha aperto la sezione Orizzonti.