Notturno francese, la recensione di Maila Cavaliere del nuovo romanzo di Fabio Stassi pubblicato da Sellerio.

  • Titolo: Notturno francese
  • Autore: Fabio Stassi
  • Editore: Sellerio
  • PP: 160

Ho conosciuto Vince Corso, il biblioterapeuta di Fabio Stassi, con Notturno francese. Ed è stata una commovente scoperta.

Alla sconsideratezza e all’avventura di camminare come pratica del perdersi espressa nel libro di Henry David Thoreau, Stassi aggiunge la necessità di cercare, attraverso il viaggio, cose e persone che inevitabilmente ci lasciamo dietro nel cammino della vita.

Crisi

L’incontro del protagonista con un viaggiatore che assomiglia a Leo Ferré, in questo nuovo episodio della vita di Vince Corso, (I tre precedenti romanzi con le sue indagini, tutti pubblicati da Sellerio, sono: La lettrice Scomparsa, Ogni coincidenza ha un’anima, Uccido chi voglio) racconta al lettore, proprio come cantava l’artista francese, che “avec le temps, tout s’en va”. E una distrazione, allora, un treno preso per errore e al posto di un altro, diventa un’ occasione, una Krisis, un pretesto della memoria per condurre un’indagine intima e personalissima alla ricerca di un padre mai conosciuto.

Vince è uomo di sopralluoghi, di ritorni e ispezioni, vero e proprio metodo di indagine e strategia di approccio al proprio spazio di azione. E l’indice dei luoghi e delle stazioni ferroviarie raggiunte dal protagonista, da Roma a Marsiglia, passando per Genova e Nizza, contribuiscono a delineare una vera geografia interiore, tesa a ricomporre sequenze di una storia interrotta e trapunta di lacune e non detti. Essi accompagnano il lettore nei viaggi e negli spostamenti di Corso e diventano digressioni che il protagonista compie anche a nostro beneficio a ricordarci che a volte il tempo va allungato, perso, dilatato.

La stazione e lo snodo ferroviario sono avamposti manifesti e paradigmatici di un presente precario in cui tempo e luogo non hanno confini netti e precisi. Non a caso treni e scali sono spesso ambientazioni privilegiate di romanzi noir, luoghi dove l’idea di verità è così sfumata da poter essere solo intuita nel breve tempo di un passaggio, di una corsa, per poi svanire subito dopo nella sua ontologica inafferrabilità.

Tra noir e metaletteratura

Le pagine di Notturno Francese sono intercalate da cartoline postali senza destinatario e rammentano consapevolmente al lettore attento un Tabucchi che riecheggia fin dal titolo. Del resto, come accade di frequente, a dirla con l’ autore di Notturno indiano, “il treno era in ritardo e dunque era in ritardo anche lui. Solo che non si aspettava di essere così in ritardo con sé stesso”.

A leggere Notturno francese viene voglia, come è accaduto a me, di prendere più confidenza con Vince Corso e le sue avventure, poco noir e molto letterarie, metaletterarie, direi.

Vince Corso cura la gente con i libri e lo fa dopo aver provato da precario, con scarsi risultati, a farlo nella scuola. E lo fa con la coscienza del bibliofilo che utilizza continue citazioni come balsamo per le sue stesse ferite. E gli si vuol bene sia per i suoi fallimenti, sia per le sue speranze.

Fabio Stassi celebra la letteratura in sé e non solo nel mestiere del suo protagonista ma nei continui rimandi e nelle frequenti citazioni, nel piacere che trae, è evidente, dal maneggiare la materia letteraria.

Ne emerge un racconto perfetto, interrogante e consapevole, che ci mostra un pizzico di mistero in più a ogni km percorso, in una seduttiva impertinenza del presente, nella combinazione di spazio e tempo che il viaggio ci concede, ci nega, ci intralcia.