Lars Von Trier non delude mai. Stavolta un pochino sì: Nymphomaniac Vol. 2 sfiora la perfezione ma, nonostante tutto, ha davvero tanto da dire.

Jo è una bambina di 12 anni in gita scolastica in collina. Ignara del fatto che quel giorno la segnerà per il resto della sua vita, è sdraiata sull’erba e guarda il cielo.

Jo è una donna adulta seduta su un letto. Ha il viso gonfio di ematomi e i capelli che le cadono stancamente sulle spalle. Racconta la sua vita a un uomo.

Nymphomaniac Vol 2

Jo esce per sempre dalla società e dal vivere civile mentre va via dall’appartamento di quell’uomo.
 Jo ha terminato il suo percorso di distanziamento dalla società.

Quello che resta sempre incantevole nei film di Von Trier non è tanto la storia in sé, che, in questo caso, non è nulla di speciale (sebbene abbia delle scene abbastanza forti), ma la moltitudine di interpretazioni che un gesto, una parola, o addirittura il finale stesso del racconto può assumere.

In Nymphomaniac Vol. 2 il binomio religione-sesso è sempre forte, un leitmotiv nella filmografia dell’autore che addirittura cita direttamente icone sacre, ma stavolta quello che va veramente a colpire lo spettatore è il rapporto tra società e sesso.

La protagonista, bellissima anche quando segnata da cicatrici e sanguinante, è una ninfomane che viene rigettata dalla società e che, a sua volta, rifiuta di integrarsi nella civiltà.

Sono profonde le riflessioni che la Jo adulta fa mentre narra di sé all’uomo che ha davanti: è bello ascoltarla mentre spiega il perché prova ammirazione per un pedofilo, è struggente sentire a cosa pensa che il nostro vivere ci conduca, sa di sconfitta per tutti noi il vedere come la nostra società può ridurre un individuo che è diverso.

Nymphomaniac Vol 2

È un punto di vista nuovo quello che la donna vuole comunicare, apparentemente blasfemo, come sempre in Von Trier, ma tremendamente vero, quanto meno agli occhi di lei, che lo pronuncia certa della pietà che le sue idee testimoniano.

Una pietà paradossale e la si può definire, ancora più paradossalmente, pura. Quello che, in effetti, emerge in ogni parola di Nymphomaniac Vol. 2  è che non esiste una verità assoluta, che non esiste un diverso assoluto, che il bene (o il male) non sta solamente da una parte.

Non è un’idea particolarmente innovativa forse, è vero, ma si sarebbe mai pensato di poterla utilizzare come metro per misurare i comportamenti sessuali di individui deviati che picchiano le donne o che violentano i bambini?

Questo film fa esattamente questo e riesce bene nel suo intento. E bisogna ammettere che di certo non era una scommessa dalla vincita facile.

Il finale merita davvero: bisogna rifletterci su per capire cosa succede oltre alle mere azioni dei due personaggi. E quando lo si realizza, è come ricevere un pugno nello stomaco.

“All’inizio il motivo per cui mi sono avvicinato al cinema era che avevo in mente delle immagini. […] Oggi però è tutto diverso: non ho più vere e proprie immagini in mente, e fare film è diventato per me un modo di crearle”
 (Tirard Laurent, a cura di), L’occhio del regista, Minimum Fax, Roma, 2012

).

Nymphomaniac Vol 2

Forse, allora, non è casuale neanche la scelta di oscurare lo schermo durante la sequenza finale. E qui, per evitare l’odioso spoiling, non si dice altro.

Ne Le onde del destino, capolavoro assoluto di Von Trier del 1996, c’erano tutti gli elementi che ci sono anche qui, incluse le tecniche di ripresa. Era un film meraviglioso la cui perfezione non può essere raggiunta una seconda volta: memori di quell’opera, i fans di Von Trier apprezzeranno limitatamente Nymphomaniac Vol. 2.

Ma resta pur sempre un film che ha molto, molto in più da dire rispetto a tanti altri che si vedono.

Guarda il trailer ufficiale di Nymphomaniac Vol. 2 su Youtube