Giacomo Brunoro ci racconta cosa vuol dire andare a fare la spesa da Ralphs a Los Angeles.

Siete mai andati a fare la spesa in un supermercato americano? No? Bene, fino all’altro giorno nemmeno io. Qui vicino a casa nostra c’è Ralphs, catena californiana medio grande (ma magari c’è in tutti gli States, vai a sapere…), e allora vai di esperimento socio-antropologico.

Premetto subito che non sono una iena da supermercato, uno di quelli che sanno a memoria i prezzi, controllano gli scontrini ecc. Possiamo dire che sono la classifica vittima sacrificale della grande distribuzione, quindi figuratevi voi i danni che posso combinare in un supermarket a stelle e strisce.

Ad ogni modo quando entri la prima cosa che ti colpisce è lo spazio: qui è davvero tutto enorme e questo significa potersi permettere anche supermercati molto più grandi a parità di prodotti, quindi con corridoi più larghi, casse meglio separate tra loro, maggior possibilità di muoversi anche per gli stessi clienti. Poi di fatto non ci sono sostanziali differenze, l’impostazione è quella classica dei nostri supermercati, con tonnellate di prodotti di ogni tipo, banchi frigo, spazi gastronomia, banco carne (qui gli affettati come li intendiamo noi non esistono), banco pesce, zona frutta e verdura, ecc.

La differenza vera sta nei prodotti che, come potete immaginare, sono molto diversi rispetto ai nostri. Innanzitutto il packaging, dato che qui puoi comprare tutto in versione supermegaextraincredibilesize, che devo dire è una cosa che ti da una certa soddisfazione. Per non parlare della quantità diversa di marche e prodotti: qui per ogni cazzata immaginabile c’è una fetta di mercato quindi di conseguenza negli scaffali c’è veramente di tutto.

È divertente esplorare gli scaffali con aria curiosa, tipo bambino di 5 anni al supermercato con la mamma. Le cose più assurde le trovi nel reparto food, con una serie di prodotti inimmaginabili da noi. Anche nel reparto frutta ti divertì perché vedi molta roba sudamericana o messicana che da noi difficilmente si vede negli scaffali per ovvi motivi.

Per non parlare della zona parafarmaceutica, con quintalate di integratori, vitamine, beveroni e vari tipi di doping. Un vero spettacolo per gli occhi.

Finalmente un posto in cui capisci che l’Italia è la numero uno assoluta in un settore molto preciso: tutto quello che si avvicina al food di qualità o di alta gamma è marchiato in qualche modo come italiano, vero o tarocco che sia, dato che qui Italia è sinonimo di eccellenza suprema nel food, con buona pace della Francia che non se la caga nessuno (a parte nel reparto vini dove trovi una discreta quantità di bottiglie francesi o presunte tali).

Chiudo con una serie di foto dei prodotti più disparati, sempre per la serie che se E.T. dovesse venire a fare la spesa da Ralph’s molto probabilmente troverebbe qualcosa di familiare.