Operazione Atlanta di Hugues Pagan è un romanzo semplicemente imperdibile

Operazione AtlantaTitolo: Operazione Atlanta
Autore: Hugues Pagan (traduzione di Peppino Campo)
PP: 242
Editore: Meridiano Zero
Prezzo: Euro 14.50

[…] Destabilizzazione […] abbiamo imparato tutti a ragionare nello stesso modo. Giochiamo tutti la stessa partita…[…]”

Parigi, anni ’80. L’imprendibile Berg, fantasma del terrorismo internazionale, “bomba a orologeria di immensa potenza” e uomo addestrato a “sfuggire ad ogni controllo”(p. 242), è di ritorno in città, e qualcuno dei membri dell’ “Usine” – quartier generale della “Police Judiciaire” parigina – rischia di rimetterci la testa; certo, a patto che non si tratti di una “semplice” trama di potere ordita, per fare un po’ di pulizia, da qualche alto funzionario.

In questo caso, gli unici elementi perturbanti sarebbero il vecchio Milard, detective di lungo corso involontariamente responsabile dell’ideazione della misteriosa Operazione Atlanta, e il piccolo criminale (ed ex membro dei corpi speciali) Maubert…

Nella rilettura di Pagan, il Polar recupera tutto il portato esistenzialista delle origini: i suoi protagonisti traducono in termini moderni la metafora pascaliana della solitudine metafisica – quella espressa attraverso l’immagine dell’uomo depositato, dormiente, su un’isola deserta, che si risveglia solo, senza sapere dove si trovi, o come uscirne – ; Milard e Maubert sono singoli anti-eroi (non semplicemente “solitari”, ma “soli”), catapultati nella “notte” e per la strada; naufraghi che solcano il mondo alla ricerca di una briciola di redenzione, e, scoperto che l’unica via d’uscita (e non di fuga) dalla miseria quotidiana è la morte, ripiegano su un’anacronistica e per nulla salvifica etica del dovere e dell’onore.

Se, nei più noti romanzi della “trilogia” paganiana (Dead end blues, La notte che ho lasciato Alex e Quelli che restano), il fallimento dei singoli protagonisti, – narratori autodiegetici il cui punto di vista è “imposto” al lettore attraverso l’inserimento di lunghi monologhi in bilico tra il discorso indiretto libero e il flusso di coscienza parzialmente “emendato” dall’uso (imprevedibile) della punteggiatura – diviene, per sineddoche, simbolo dello scacco esistenziale dell’intera umanità, in Operazione Atlanta, la stessa, pessimistica, visione del mondo è veicolata da un narratore extradiegetico che si esprime al passato e in terza persona.

Se l’estremo soggettivismo della “Trilogia” (passaggio dal singolare all’universale attraverso un romantico potenziamento dell’io che coinvolge “modi” e “contenuto” dei romanzi) genera una forma espositiva sintetica e di grande impatto, l’“accumulazione” di casi esemplari (dal detective malato alla donna rimasta sola, dalla semplice vittima al criminale in lotta contro il mondo, e così via fino a includere tutti i personaggi essenziali per l’economia generale del racconto) della quale l’autore si avvale per la costruzione di “Atlanta Operation” dà luogo ad una narrazione altrettanto efficace, e tutt’altro che prolissa.

Semplicemente imperdibile.