Orwell 1984 di Michael Radford è un film disturbante e in questo sta forse il maggior pregio del film.

Nel 1984 – data non casuale – Michael Radford consegna alle sale l’adattamento cinematografico del celebre libro di George Orwell.

Orwell 1984 è un film allucinato ed estremamente cupo, per certi versi più angosciante del libro. La trama è nota: in un futuro ucronico, il mondo è diviso in tre grandi super-stati: Eurasia, Estasia e Oceania.

Orwell 1984

Il protagonista, Winston Smith, vive in quest’ultimo e lavora come dipendente del Governo in qualità di correttore di fatti: ogni notizia passa per la scrivania sua e dei suoi colleghi, e viene edulcorata a beneficio della politica del governo.

La società in cui vive Smith è un totalitarismo estremo, governata con pugno duro dal Grande Fratello che scruta ogni momento della vita dei suoi sudditi, persino nell’intimità delle loro case.

Le persone sono state private del libero arbitrio, e ridotte a cani di Pavlov che rispondono ad elementari e ben individuati impulsi: l’odio verso un nemico, il controllo del linguaggio, l’assimilazione della propaganda.

La società viene disgregata persino nella sua più elementare composizione, quella del rapporto umano, scoraggiando le relazioni e riducendo l’uomo ad un’isola infelice.

Orwell 1984 1

Alcuni di questi schiavi, il cui cervello non è ancora del tutto piallato dal Grande Fratello, cercano oasi di conforto in una verità alternativa. Smith si rifugia nell’unico angolo della casa dove il Grande Fratello non può vederlo, e lì scrive e legge.

Conosce Julia, intraprende con lei una relazione proibita. Viene sedotto dalla carismatica figura di O’Brien (un imbolsito Richard Burton nel film), un alto funzionario del partito che si finge dissidente solo per far uscire Smith allo scoperto, arrestarlo e torturarlo sino all’annientamento della sua volontà.

Orwell 1894 è – credo volutamente – lento e ripetitivo come una litania; i protagonisti si muovono e parlano con flemma impostata (in questo il doppiaggio italiano – più teatrale che cinematografico – sicuramente non aiuta, ma siamo negli anni ottanta e non nei quaranta…) a tratti irritante, sullo sfondo di esterni e interni dalle tonalità grigie e stanche.

Assenza quasi totale di colonna sonora, solo effetti distorti che sottolineano i momenti più tragici. Lo spettatore è martellato dagli stessi messaggi allucinatori con cui il Governo piega la resistenza psicologica dei sudditi, tutti giocati sulla deformazione del linguaggio: la schiavitù è libertà, la guerra è pace e così via, di modo da sottolineare il capovolgimento dei più elementari punti di riferimento.

Orwell 1984

Orwell 1984 è un film disturbante. In ciò sta forse il maggior pregio del film. L’atmosfera oppressiva che Orwell ha voluto descrivere nelle sue pagine viene qui riproposta sotto forma di altro medium, realizzando altrettanto senso di nausea e disagio per un mondo che è si alternativo e ucronico, ma dannatamente verosimile persino nei suoi eccessi.

Più volte viene da chiedersi cosa sarebbe successo se il mondo intero, a un certo punto della sua Storia, fosse andato in un’altra direzione anziché in quella realmente imboccata.

È quasi pedante sottolineare la sconvolgente attualità delle premesse esacerbate da Orwell nel lontano 1948 (quando il libro è stato scritto): la solitudine dell’individuo, il rarefarsi dei rapporti umani, il linguaggio distorto ad uso e consumo della propaganda, l’indice perennemente puntato su un nemico, uno qualsiasi, per canalizzare la rabbia delle masse e dare un nome e un volto alla loro perdurante infelicità.