Soltanto pochi registi potrebbero fare un film su Pasolini senza rimanerne bruciati: Abel Ferrara purtroppo ha dimostrato di non essere tra questi.

Non è facile fare un film su Pier Paolo Pasolini. Numerosi libri, tesi e articoli si sono incagliati tra le suo teorie, numerosi studiosi si sono feriti maneggiando i suoi pensieri taglienti.

Soltanto pochi registi avrebbero le capacità per fare un film su di lui senza rimanerne bruciati: Abel Ferrara purtroppo ha dimostrato di non essere tra questi.

Pasolini di Abel Ferrara la recensione di Alessandro Padovani per Sugarpulp

Certo, Pasolini non è un film su Pier Paolo Pasolini, inavvicinabile per stessa ammissione del regista americano, ma sul suo ultimo giorno di vita. Eppure l’arrogante sicurezza con cui Ferrara racconta i dettagli della vicende che portarono alla morte dell’intellettuale friulano appare approssimativa, superficiale e poco convincente.

Organizzato in un sistema narrativo caotico e confusionale, in cui interviste giornalistiche (con Furio Colombo) e cene con intellettuali (Betti, Naldini, Pelosi) si mescolano a discese negli inferi della periferia romana e alle fantasie di un film che non riuscirà mai a realizzare (Porno-Teo-Kolossal), Pasolini sembra un film senza un centro e una direzione, che brancola smarrito come i viaggi notturni del poeta friulano a bordo della sua Alfa Romeo.

Il bilinguismo ingiustificato, anche se non è il problema più grave, è sicuramente il segnale dell’incapacità di Ferrara di tradurre Pasolini, di rendere sullo schermo la sua personalità sfaccettata, come se a dividere i due ci fossero non solo due idiomi differenti, ma anche due culture e due ambienti.

Pasolini di Abel Ferrara, la recensione di Alessandro Padovani per Sugarpulp

Ferrara punta tutto sulla parte corporale, esibizionista e provocatoria di Pasolini, dimenticando che era anche l’autore che ha rivoluzionato l’idea di cinema e letteratura, il primo che ha denunciato il pericolo del consumismo sfrenato e del conformismo televisivo.

Scandalizzare è un dovere, essere scandalizzati è un piacere è la citazione-mantra del regista americano: purtroppo dalle provocazioni di questo film non arriva alcun piacere, ma solo amarezza e delusione per un film che poteva e doveva essere diverso.

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