Perfetti sconosciuti è la dimostrazione che, quando gli argomenti sono attuali, la commedia all’italiana è sempre il genere ideale per un’istantanea del nostro tempo.

Se Bernardo Provenzano si ostinava a usare i pizzini come esclusivo mezzo di comunicazione, un più che valido motivo ci sarà stato. È da quest’ assunto che Paolo Genovese (Immaturi, Tutta colpa di Freud) parte per un’analisi approfondita dell’uso dello smartphone, accessorio indispensabile ed irrinunciabile ma anche “scatola nera della nostra vita” come fa notare una delle protagoniste.

Metti una sera a cena (citazione Patroni Griffi) dove amici di vecchissima data si ritrovano con mogli al seguito.

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Serviti gli antipasti, una delle signore ha la brillante idea di far porre tutti i cellulari sul tavolo in modo di rendere note tutte le chiamate in arrivo, le notifiche, gli sms e i whatsapps’ ai commensali.

Chiaramente la cosa suscita un certo imbarazzo nei presenti, e lo spettatore già comprende che i loro guardaroba sono pieni di fossili, i quali con malcelata ipocrisia accettano di stare al gioco sminuendo il tutto come un momento ludico.

Momento che in brevissimo tempo si evolverà in rivelazioni sorprendenti quasi come in un thriller poiché tutti i personaggi hanno segreti non del tutto confessabili.

Script redatto con dimensione teatrale, si svolge tutto in un appartamento, il film è un’ulteriore riprova che quando gli argomenti sono attuali, la commedia all’italiana è sempre il genere ideale per un’istantanea del nostro tempo.

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In questo caso commedia molto più agra che dolce, con lo sguardo rivolto alla rete e a tutte le sue insidie, con caratterizzazioni nelle quali è semplice riconoscersi giacché ciascuno di noi cela almeno una tibia nel proprio smartphone.

Caratterizzazioni che sono rese al meglio dallo stuolo di attrici ed attori che per brevità non declameremo ma una nota particolare va ad Edoardo Leo e Anna Foglietta sempre più a loro agio nel panorama cinematografico nazionale.

Dopo la visione si riflette e molto. Si pensa alle vecchie cabine telefoniche e ai messaggi che l’amica o l’amico compiacente recapitavano discretamente. Senza intercettazioni, senza rilevatori di posizione.

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