Pilgrim di Terry Hayes ha tutte le carte in regola per diventare il romanzo del 2013: leggere per credere

PilgrimTitolo: Pilgrim
Autore: Terry Hayes
Editore: Rizzoli
PP: 889
Prezzo: euro 19.90 (ebook 9.99)

Pilgrim è l’esordio di Terry Hayes nel romanzo, ma mai come in questo caso esordiente non è sinonimo di principiante. Hayes è uno sceneggiatore di razza ad Hollywood: dalla sua penna sono usciti gli script per robe come Mad Max 2 e Ore 10 calma piatta, giusto per citare solo un paio tra i più famosi. Logico dunque che l’approccio al medium – diverso solo in parte – del romanzo, non poteva che beneficiare dei tanti anni passati a intessere trame e dialoghi.

Pilgrim è un libro di difficile catalogazione. Inizia come un thriller, sterza subito verso lo spionaggio, fa una capatina sulle parti del giallo e si attesta sul filone dei drammi apocalittici da fine del mondo.

In una parola: contaminazione. E si sa, per una buona miscela è necessario conoscere gli ingredienti base, che in questo libro sono tutti presenti. Hayes attinge a piene mani agli elementi classici dei generi sopra citati, dimostrando una volta di più che per sfornare un buon libro non si deve ricercare per forza la trovata dirompente, l’originalità a tutti i costi che troppo spesso, causa poca perizia, sfocia nel fastidioso manierismo.

Qualcuno dice che il genere umano non ha più prodotto una storia originale dai tempi delle tragedie greche. E’ un’iperbole per dire che per originale non si intende tanto la trama mai tessuta, quanto nuovi modi per tesserla.

Dunque parliamo di thriller? Ecco il killer che non si limita a uccidere la sua vittima ma ne cancella addirittura l’identità.

Parliamo di spionaggio? Ecco l’agente segreto della CIA, addestrato ai massimi livelli, che viene richiamato in servizio proprio quando decide di ritirarsi a vita privata.

Parliamo di giallo? C’è un apparente suicidio, che solo grazie all’intuizione di un geniale quanto testardo investigatore si rivela essere invece un omicidio architettato nei minimi dettagli.

Parliamo di dramma apocalittico? Cosa può esserci di meglio della minaccia di distruzione dell’ordine globale, attraverso la diffusione di un letale e inarrestabile virus?

Sembrano tante storie, sembrano tanti libri. E invece sono tutti lì, sistemati per bene nelle ottocento e ottantanove pagine dell’edizione italiana dei tipi della Rizzoli, dispiegati in una trama arzigogolata eppure coerente e agevole da seguire. Certo, ci sono i momenti in cui l’elastico della sospensione dell’incredulità sembra tendersi un po’ troppo ma sono rari, e non si arriva mai a spezzarlo del tutto. Anzi, alcune delle trovate non esiterei a definirle geniali.

Ma è solo questo? Naturalmente no. Anche se “solo”, in questo caso, potrebbe tranquillamente essere abbastanza, Pilgrim non è un libro che si regge esclusivamente su una trama ben congegnata. Non stiamo parlando di un mestierante che sa come funziona il giocattolo, stiamo parlando di uno scrittore.

E infatti il romanzo scorre via come un fiume verso valle, senza mai – e dico mai – appesantirsi o indurre alla distrazione. Il pathos che Hayes riesce a creare, capitolo dopo capitolo sino al grande climax finale, è come se ti mettesse spalle al muro e ti dicesse: leggi. Ma anche nelle parti puramente riflessive, dove l’azione è tenuta in disparte e prevale l’approfondimento dei personaggi, la scrittura è agile, leggera e piacevole.

In altre parole: è con la suspence la storia ti costringe a leggere, ma è con il buon scrivere che proviamo anche godimento nel farlo. Siamo alla fine del 2013. Sembra che il libro migliore dell’anno dovesse aspettare proprio l’ultimo mese per vedere la luce.

Ma ne è valsa la pena.