Poncho e Lefty, la recensione di Corrado Ravaioli del romanzo di Tyler Keevil pubblicato da Jimenez Edizioni.

Poncho e Lefty, la recensione

Tim e Jake, o Poncho e Lefty, come amano chiamarsi richiamando una canzone di Townes Van Zandt, sono due fratelli abituati guardarsi le spalle a vicenda. Il primo è un gran lavoratore ma non ha particolari ambizioni, il secondo ha la passione della musica e l’attitudine a ficcarsi nei guai.

Un evento tragico li ha separati ma il richiamo della famiglia è difficile da spezzare. Per questo Tim, impegnato da alcuni anni su un peschereccio, non è per nulla stupito della visita di fratello, appena uscito di prigione. Quello che non può immaginare è la serie di incredibili avventure che seguiranno questo incontro.

Lefty è finito nei guai con una pericolosa gang. L’unica possibilità per saldare un debito è quella di portare a termine un furto fuori dall’ordinario. Solo Poncho può aiutarlo e la missione li porterà dal porto di Vancouver fino agli Stati Uniti, in un viaggio tra terra e mare.

In questa avventura picaresca, i due fratelli si ritrovano ben presto in fuga dalle forze dell’ordine di due Stati, dagli stessi criminali che li avevano assoldati per il colpo e come si scopre nel corso del romanzo, in fuga   da fantasmi del passato che difficili da scacciare. 

Questo e tanto altro ancora è racchiuso in Poncho e Lefty, romanzo scritto da Tyler Keevil edito da Jimenez in Italia.

Originario di Vancouver, Keevil ha scritto romanzi, racconti, saggi e sceneggiature, e nel frattempo ha svolto anche i mestieri più disparati: piantatore di alberi nella Columbia Britannica, mozzo su una chiatta rompighiaccio, impieghi in cantieri navali, fabbriche, ristoranti, panifici e videonoleggi. Tutte esperienze che lo hanno ispirato nelle sue storie.

Oggi vive con la moglie e i figli nel Galles del Sud, dove insegna alla Cardiff University. L’esperienza in mare lo ha probabilmente aiutato a rendere così vivide le scene sul peschereccio, alcune delle quali davvero epiche. 

Partenza slow burn, e poi…

Dal punto di vista narrativo, il romanzo parte lentamente, in modalità slow burn, fino a incendiarsi nella seconda parte, quando l’impresa on the road dei fratelli comincia a deragliare innescando una serie di situazioni a volte comiche, a volte drammatiche, nella miglior tradizione delle storie dei fratelli Coen o Elmore Leonard, per citare due riferimenti. 

Poncho e Lefty sono due perdenti con una dignità inattaccabile, non importa quanto possano andare male le cose. Ed è difficile non affezionarsi a personaggi così, grazie alla scrittura sensibile dell’autore canadese.

Il libro parla di legami familiari, scelte che non hanno a che fare con il buon senso ma con l’istinto e l’affetto tra consanguinei.

“Man turns his back on his family, well he just ain’t no good”, si legge in esergo. Una citazione di Bruce Springsteen calzante per questo libro, una perfetta sintesi del tema portante.