Poveri ma ricchi, la recensione di Danilo Villani per Sugarpulp MAGAZINE del cinepanettone 2016 di Fausto Brizzi con Christian De Sica.
Un detto alquanto trash in uso a Roma recita: “Culo che non vide mai camicia, non appena indossata si smerdò subito”. Questa locuzione calza a pennello per l’ultima fatica di Fausto Brizzi,“Poveri ma ricchi, atta raccontare le vicende dei Tucci, ruspante famiglia di Torresecca, immaginario paesotto sulla provinciale Prenestina a est della capitale.
Vinti 100 milioni a una lotteria simil-superenalotto, i componenti la famiglia decidono, una volta che, loro malgrado, il segreto della vincita viene rivelato, di abbandonare il paese natio un po’ per sfuggire ai compaesani questuanti, un po’ per scoprire il mondo e viverlo da “ricchi”.
Dietro suggerimento di Kevi (sì Kevi, in romanesco la n si elide così come all’anagrafe) figlio della coppia protagonista e voce narrante del film, il nucleo famigliare si trasferisce a Milano, dove una volta sperperata una grossa fetta della somma vinta in soggiorni a cinque stelle e fuoriserie, farà i conti con la realtà degli abbienti che si rivelerà assai diversa da quella dei parvenue arricchiti.
Fausto Brizzi, sceneggiatore e scrittore ormai rodato (Notte prima degli esami, Forever Young) dirige con piglio e agilità questa commedia che, viste le situazioni, genera ilarità ma al contempo offre spunti di riflessione che inevitabilmente virano verso l’agrodolce nel solco classico della tanto vituperata commedia all’italiana data per morta più volte ma capace ancora di lasciarsi apprezzare.
Anche la scelta del cast è di livello: da Christian de Sica, vecchio mestierante del genere, a una strepitosa Lucia Ocone nel doppio ruolo di burina e di signora arricchita nonché, e qui ci sia consentito l’inciso, una straripante Anna Mazzamauro nel ruolo della nonna teledipendente con feticcio sessuale che si autocita per un istante con il ruolo che l’ha resa famosa. Sulla bravura di Enrico Brignano non si discute ma la parte dell’innamorato preso tra mille equivoci sta diventando ripetitiva.
C’è spazio anche per qualche cameo: Giobbe Covatta nei panni del parroco del paese che per la somma vinta tradisce in diretta tv il segreto della confessione, Gabriel Garko feticcio sessuale citato in precedenza e Albano che fa sfoggio di grande autoironia.
Si rimane colpiti da una frase: “I ricchi non friggono”. Questo perché la famiglia Tucci si nutre quasi esclusivamente di supplì il cui odore appesta il condominio in zona Gae Aulenti dove i nostri hanno stabilito la loro residenza. Forse i ricchi non friggeranno direttamente ma a memoria non si è mai vista una persona, più o meno abbiente, rifiutare una dono divino quale un supplì.
Il Cinepanettone sarà anche tramontato ma qualche idea all’altezza ancora c’è.
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